Roma, 15 set – Lo scorso agosto l’economista bulgara Kristalina Georgieva è stata prescelta come candidata europea alla dirigenza del Fondo Monetario Internazionale. Sebbene la sua nomina a erede di Christine Lagarde non sia ancora del tutto scontata, nessuna delle grandi economie mondiali ha prodotto altri candidati ed esiste una convenzione non scritta tra Stati Uniti ed Europa che riserva a quest’ultima il diritto di scegliere i vertici del FMI in cambio della nomina americana a capo della Banca Mondiale.
Kristalina Georgieva: una candidatura difficile
Possiamo dire senza timore di essere smentiti che l’investitura ufficiale di Kristalina Georgieva non è stata tra le più semplici. Dei cinque candidati iniziali si è arrivati ad un testa a testa tra la Georgieva e l’olandese Jeroen Dijsselbloem, già presidente dell’Eurogruppo e del Meccanismo Europeo di Stabilità. Già il fatto che si sia dovuto ricorrere ad uno scrutinio segreto tra i candidati rappresenta una anomalia ed è stato oggetto di contestazioni, in quanto solitamente la scelta era frutto di accordi tra le varie nazioni. Ma dopo settimane di frenetiche riunioni e telefonate fiume non si è riusciti ad arrivare ad una decisione condivisa.
Nel ballottaggio Kristalina Georgieva ha raccolto il 56% dei voti tra i 28 stati membri dell’Unione Europea contro il 44% di Dijselbloem, ma in una Europa sempre più divisa non è stato possibile ottenere il previsto quorum dato dal 65% della popolazione. Questo ha dato adito a polemiche e contestazioni da parte dei ministri delle finanze olandesi e svedesi che appoggiavano Dijselbloem, ma dopo ulteriori riunioni e telefonate infuocate alla fine si è giunti alla nomina della Georgieva.
Per molti analisti è stata una vittoria di Macron, che appoggiava fortemente l’economista bulgara, l’ennesima dopo la nomina della Lagarde alla presidenza della Banca Centrale Europea, ed una sconfitta per Angela Merkel che insieme ad altri paesi del Nord Europa sosteneva Dijsselbloem. Fatale a quest’ultimo è stato il mancato appoggio dei paesi del sud europa, come Spagna Italia e Grecia, che probabilmente si ricordavano delle sue affermazioni sul fatto che questi paesi invece di seguire rigide politiche di bilancio spendevano i soldi in “alcool e donne”.
La carriera
Nata a Sofia il 13 agosto 1953, Kristalina Georgieva si laurea alla locale università locale con una tesi su “Politica di Protezione Ambientale e Crescita Economica negli Stati Uniti” che già prefigurava alcuni dei temi centrali su cui si svilupperà la sua carriera. Da sempre paladina dell’ambiente, ha tenuto lezioni in Economia delle risorse naturali nelle più prestigiose università mondiali, da Yale al Massachussetts Institute of Technology fino alla London School of Economics.
Ha lavorato alla Banca Mondiale dal 1993 al 2010 assumendo diversi incarichi, dopo di che ha intrapreso la carriera politica che l’ha portata a ricoprire i ruoli di commissario europeo per la cooperazione internazionale e gli aiuti umanitari dal 2010 al 2014. In seguito, fino al 31 dicembre 2016 è stata commissario europeo per la programmazione finanziaria vicepresidente della Commisisone stessa sotto Jean-Claude Juncker.
Nel 2016 è stata candidata per la nomina a segretario generale dell’ONU, ottenendo in realtà poca considerazione, nel 2017 è stata nominata direttore generale della Banca Mondiale dove ha svolto, all’inizio di quest’anno, anche la funzione di presidente ad interim.
Controversie
Definita da chiunque l’abbia conosciuta come una instancabile lavoratrice ed una inguaribile perfezionista, ci si aspetta che Kristalina Georgieva segua nella guida del FMI la linea recentemente tracciata da Christine Lagarde implementando la lotta ai cambiamenti climatici, concentrandosi sulla riduzione delle ineguaglianze e auspicando una maggiore presenza femminile all’interno del mondo del lavoro. Proprio su questo argomento fecero scalpore le sue dichiarazioni in qualità di commissario europeo per la programmazione finanziaria a capo di uno staff di oltre 33mila persone, dove minacciò di bloccare le assunzioni maschili se l’obiettivo del 40% dei lavori prestigiosi all’Interno dell’Unione Europea riservato alle donne non fosse stato raggiunto.
Qualche dubbio sollevò anche il suo ritorno alla Banca Mondiale dopo la parentesi da commissario europeo. L’Unione Europea contribuisce infatti con circa 400 milioni di euro all’anno a progetti dell’Istituto stesso, destinati a ridurre la povertà e a promuovere lo sviluppo nei paesi del terzo mondo. Sebbene questi soldi vengano effettivamente usati per questo tipo di progetti, la Banca Mondiale ne detiene una percentuale come commissione di gestione. Proprio l’ufficio della Ue presieduto dalla Georgieva stipulò un nuovo accordo con per una struttura commissionale che aumentava la percentuale a favore della Banca Mondiale a scapito dei contributi europei. La faccenda non venne mai chiarita del tutto anche se i collaboratori della Georgieva precisarono che il suo ruolo fu solo quello di firmataria dell’accordo e non prese in alcun modo parte alla negoziazione dello stesso.
Vi è poi la questione della vicinanza allo speculatore George Soros, che nel 2014 consegnava alla Georgieva il premio Open Society Foundations, assegnato a “personalità di spicco i cui risultati hanno contribuito in modo sostanziale alla costruzione di una società aperta”. Il rapporto con il controverso finanziere non può essere considerato esattamente come un vanto per chi andrà ad assumere una carica così prestigiosa.
Le difficili sfide all’orizzonte
Ma forse più di qualsiasi altra cosa preoccupa la relativa inesperienza di Kristalina Georgieva nelle problematiche situazioni finanziarie in cui versano le economie più avanzate, la neodirettrice del Fmi si troverà infatti di fronte alcune sfide piuttosto significative.
Innanzitutto l’Argentina e il programma di aiuti senza precedenti che l’Fmi ha stanziato in favore del Presidente riformista Mauricio Macri, pari a 57 miliardi di dollari. La possibilità che Macri perda le elezioni in favore del populista Alberto Fernandez, che ha ben poca simpatia verso i prestiti del Fondo, sono concrete. In caso di vittoria di quest’ultimo sarà probabilmente necessario rinegoziare o sostituire completamente il presente programma, dando ragione ai critici che da sempre sostengono che il piano attuale era insostenibile per dimensioni e costi e non aveva incontrato i favori del popolo argentino.
Un altro potenziale fattore critico sarà rappresentato dal rallentamento economico mondiale, che metterà ulteriore pressione all’Fmi come prestatore di ultima istanza a livello mondiale, una probabile recessione aumenterà il rischio che sempre più paesi siano costretti a chiedere soccorso al Fondo, con conseguenze difficilmente calcolabili sia a livello geopolitico, che in termini di ripristino delle riserve del Fondo stesso.
Infine la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina: Christine Lagarde aveva solide relazioni sia con Xi Jinping che con Donald Trump, alla Georgieva forse manca qualcosa in questi termini, senza contare che lo stesso imprevedibile presidente americano ha fatto sapere che nonostante gli accordi non è affatto scontato che il capo del Fondo Monetario Internazionale debba essere necessariamente un europeo, e potrebbe arrivare addirittura a nominare un candidato americano per la posizione. In questo caso l’avventura di Kristalina Georgieva terminerebbe ancora prima di cominciare.
Claudio Freschi