Roma, 14 dic — Che ragazzaccia, J.K. Rowling: la mamma di Harry Potter finisce nuovamente sotto le luci dei riflettori per aver fatto andare su tutte le furie — per l’ennesima volta — il mondo dell’attivismo trans. Come? Annunciando di aver finanziato e fondato a proprie spese un centro di accoglienza per vittime di violenza sessuale rivolto esclusivamente a donne biologiche. Mettendo così le ospiti al riparo dal rischio di entrare in contatto con predatori sessuali che, favoriti dalle politiche di inclusione e di self id, si identificano come donne per poter abusare indisturbati dei soggetti fragili all’interno dei cosiddetti «spazi protetti». Che protetti, lo sono sempre meno.
Rowling annuncia l’apertura di un centro per sole donne
La struttura di sostegno sarà locata a Edimburgo, dove la Rowling vive, proprio all’indomani della sua levata di scudi contro il governo scozzese e il Gender recognition form, disegno di legge in pieno iter basato sul self-id (l’autoidentificazione di genere, secondo cui il sesso o il genere legale di una persona dovrebbero essere determinati dalla sua identità di genere senza alcun requisito medico) che potrebbe vedere l’approvazione entro Natale. Con questa norma si vorrebbe eliminare qualsiasi valutazione medica dal percorso di transizione e decapitare, letteralmente, da due anni a tre mesi il periodo di transizione verso la nuova identità di genere. Non solo: il limite di età per il cambio di sesso si abbasserebbe da 18 a 16 anni.
Gli abusi dell’inclusione trans
Una norma che aprirebbe, secondo la scrittrice e i movimenti femministi che rifiutano l’inclusione dei trans (e qualsiasi altra persona con un minimo di sale in zucca) a ogni sorta di abusi nei confronti delle donne biologicamente tali. A partire da quelle politiche inclusive nei confronti dei trans che in questo momento storico iniziano a scoraggiare le vittime dal rivolgersi alle case accoglienza: a Edimburgo, ad esempio, la struttura ricettiva per le vittime di stupri è gestita da un trans famoso per aver stabilito che le vittime dovranno «riformulare il loro trauma» se si rifiutano di essere assitite da trans dopo essere state stuprate da un uomo. Si comprende quindi che la battaglia della Rowling per la sicurezza negli spazi femminili (in cui sono compresi anche gli sport e le carceri) non si basa su assunti puramente ideali ma sulla realtà dei fatti e sulle dichiarazioni dei diretti interessati.
«In quanto sopravvissuta io stessa a violenze sessuali — ha detto la scrittrice annunciando l’iniziativa — so quanto è importante avere l’opzione di ricevere un aiuto centrato sulle donne e fornito da donne in un momento di tale vulnerabilità».
Cristina Gauri
1 commento
[…] non abbia visto di buon’occhio “la riforma”. Sul tema è intervenuta anche la scrittrice J. K. Rowling, da sempre ostile alle leggi proposte sui […]