Roma, 18 nov – Conservatori in Italia, progressisti radical chic in Europa. La schizofrenia dei Cinque Stelle non conosce tregua e, soprattutto su temi caldi e sensibili dal punto di vista della comunicazione politica come quello dell’immigrazione, mostra appieno il suo doppio volto.
A Bruxelles, in questi giorni, il Parlamento Ue ha discusso e infine ratificato la revisione del Trattato di Dublino. Manca ancora il passaggio al Consiglio Europeo, ma l’impressione è che le modifiche al regolamento sul diritto d’asilo verranno approvate, nonostante le rimostranze dei paesi dell’Est e in particolar modo del Gruppo Visegrad.
Cosa prevede il nuovo regolamento? Anzitutto una modifica al criterio del “primo accesso”, per il quale oggi l’immigrato deve presentare richiesta di asilo politico al Paese in cui giunge. Il criterio viene modificato prevedendo un meccanismo obbligatorio di ricollocamento dei richiedenti asilo fra tutte le nazioni europee in modo da sgravare quelle più colpite (principalmente Italia e Grecia, costrette da sole a vagliare pressoché tutte le richieste) dalla gestione di un fenomeno sul quale fino ad ora l’Europa ha colpevolmente latitato, sia dal punto di vista della tutela dei confini che del sostegno ai membri dell’Unione. In secondo luogo, per quanto riguarda la ripartizione degli immigrati verranno considerati i legami degli stessi – come quelli relativi alla presenza, vuoi in Italia, in Germania, in Francia o in qualsiasi stato, di membri della famiglia – che potranno dunque richiedere di essere trasferiti in quel Paese.
L’assemblea comunitaria ha dato il suo via libera alla riforma con 390 voti a favore e 175 contrari. Fra questi ultimi, anche la nutrita schiera dei 15 europarlamenti del Movimento Cinque Stelle. Il motivo? “In un bilanciamento di cose positive e negative, prevalgono quelle negative”, ha spiegato la pentastellata Laura Ferrara, ricercatrice specializzata in diritti umani e che ha partecipato ai lavori preparatori alle modifiche del regolamento. Già nota per aver sposato la linea della Boldrini sui “migranti climatici”, la Ferrara ha giustificato il voto contrario dei Cinque Stelle con le eccezioni ai ricollocamenti volute dai paesi dell’Europa orientale, che di migranti economici proprio non vogliono sentire parlare. Una scelta di buon senso, ma che ai grillini proprio non va giù. E li colloca, se possibile, addirittura più a sinistra della sinistra europea del Gue, che ha invece votato a favore.
Una posizione che fa a botte con quanto, da mesi, il M5S va propagandando in patria: “Il servizio di Taxi del mare va interrotto subito”, e ancora: “Lo ius soli è un pastrocchio invotabile”. Salvini? CasaPound? No: così si è espresso negli ultimi tempi Luigi Di Maio, che dei Cinque Stelle è candidato premier. Una doppia faccia valida per tutte le stagioni, a tener buono un elettorato fluido come il movimento e che spazia indifferenze dalla destra a sinistra, costringendo Grillo e sodali ad acrobazie politiche e propagandistiche per tenere il piede in più scarpe. Che però sembrano sempre più strette.
Nicola Mattei