Roma, 31 mag – Tempo di vendite promozionali fra Liguria ed alta Toscana. Genova e Pistoia, ad essere più precisi: rispettivamente sedi principali di Ansaldo Sts e AnsaldoBreda. Nemmeno il tempo di aspettare il termine della visita di Obama a Roma che proprio una multinazionale americana –la General Electric– si appresta ad entrare al supermercato Finmeccanica per approfittare dell’offerta compri due, paghi uno.
Il colosso americano è già di casa dalle parti dell’Appennino meridionale, almeno da quando all’inizio degli anni novanta acquisì in quota “svendita Eni” la Nuovo Pignone, società di Firenze attiva nel campo della produzione di turbine e compressori. Giusto pochi chilometri per arrivare agli uffici pistoiesi della controllata di piazza Monte Grappa, dai cui capannoni escono ancora dei pezzi pregiati di tecnologia ferroviaria nazionale. Se Pistoia è vicina, Genova è lontanissima. Non solo a livello di distanze. Se la toscana Breda è infatti da anni sotto trasfusione, dalle parti della Lanterna invece Sts è invece una solida realtà che ha chiuso anche l’ultimo esercizio con risultati lusinghieri. Perché allora cederla? Presto detto: nessuno si comprerebbe AnsaldoBreda da sola, necessario darle una dote per renderla più appetibile. E questo valore aggiunto è proprio Ansaldo Sts, specializzata nell’ambito della segnalazione ferroviaria e dei sistemi di controllo convogli.
Un valore aggiunto non sono a livello contabile ma proprio operativo. E’ notizia recente infatti che le due società, in una cordata che vede presente anche la società di costruzioni Salini-Impregilo, si sono aggiudicate per 1.2 miliardi di dollari una concessione di 35 anni per la costruzione, l’ammodernamento e l’esercizio di due linee della metropolitana di Lima, capitale del Perù. Secondo quanto riporta l’agenzia Radiocor, la quota parte di Sts è pari a circa 510 milioni di euro, a fronte dei 364 di spettanza Breda. Non un affare tipico di società in fase di dismissione. Con buona pace delle parole dell’amministratore delegato di Finmeccanica Alessandro Pansa, che solo pochi giorni fa così descriveva la situazione: «Ansaldo Breda è una società in grossa difficoltà, per vari motivi: strutture produttive strutturalmente inefficaci; stabilimenti più piccoli dei più piccoli stabilimenti dei nostri concorrenti; un sistema di portafogli prodotti non sufficientemente standardizzato; situazione della clientela italiana e internazionale non ottimale».
Certo, l’unione Breda-Sts rende il pacchetto decisamente conveniente perché integra parti di una filiera ed offre la possibilità di staccare uno sconto sostanzioso grazie alle difficoltà economiche di Breda. Non una novità nel panorama nazionale: già a seguito delle grandi dismissioni post-tangentopoli molte imprese pubbliche furono in qualche modo rese appetibili prima di procedere alla loro cessione. Una strana inversione dei ruoli: prima si risana o si tenta il risanamento, poi si cede. Le spese a chi vende, i benefici a chi acquista. Ma non era il mercato a dover essere croce e delizia dell’efficienza economica?
Filippo Burla