Roma, 8 giu – Gli italiani e una spesa sempre più povera, il che si riflette inevitabilmente sulla quantità di cibo consumata, la quale comincia a subire mutamenti piuttosto sensibili, specialmente secondo gli ultimi dati Istat, rilanciati sia da Coldiretti che dal Codacons.
Italia, paese non ancora povero in cui la spesa è sempre più cara
Tagliare le spese al supermercato o in qualsiasi altro posto venda ciò che consumiamo. La tendenza è – drammaticamente – questa, fotografata dall’Istat che mostra percentuali tutt’altro che trascurabili: quasi il 5% in meno è quanto gli italiani spendono nel carrello della spesa, nonostante il costo dei generi alimentari sia aumentato a causa dell’inflazione galoppante (+7,3%). Crescono molto gli acquisti nei discount (+9,1%), un dato che viene sottolineato con particolare allarme da Coldiretti, che sottolinea come, a causa del contenimento dei costi, ogni italiano oggi mangia quasi due chili in meno di frutta all’anno. Così l’associazione sul tema: “Le famiglie tagliano gli acquisti e vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti”. Anche il Codacons lancia messaggi di preoccupazione, visto che i dati “dimostrano ancora una volta l’impatto devastante del caro-prezzi sulla spesa degli italiani, con le famiglie che cambiano fortemente le proprie abitudini, acquistando sempre meno ma spendendo sempre di più”.
Stiamo – lentamente – diventando poveri?
La domanda è legittima, come è sacrosanto parlare di lentezza assoluta di certe dinamiche, dal momento che l’Italia resta ancora oggi un paese ricco, nonostante la crisi pluridecennale che sta attraversando, in cui la stessa povertà quasi mai è assimilabile a una reale mancanza di generi alimentari ma a disagi di altro tipo e non meno importanti (mancanza di abitazioni proprie, impossibilità di curarsi, insomma, è una lista lunga). Per semplificare, difficilmente sarebbe potuto diventare in trent’anni “così povero” da precludere addirittura la possibilità di mangiare anche solo a una strettissima minoranza dei suoi abitanti. Ora, però, i dati sul carrello della spesa, influenzati dall’inflazione spaventosa dell’ultimo anno, e di concerto con una ricchezza reale che non cresce nella migliore delle ipotesi e che diminuisce sempre più in quella più standard, lasciano quanto meno immaginare uno scenario al quale praticamente nessuno di noi è abituato (a differenza dei nostri nonni): quello di provare qualche difficoltà addirittura ad alimentarci. Che l’Italia, a piccoli e lentissimi passi, stia diventando sempre più povera. Senza neanche accorgersene.
Stelio Fergola
2 comments
Dal titolo… il fatto non è mangiar meno (quantità), quanto il mangiar meglio (qualità).
Se sono precipitati entrambi i fattori manco la cacca profittevole (visti i tempi), fuoriesce.
Intanto il gregge è contento, i Ferragnis hanno acquistato l’attico di cinque milioni a Milano e la villa a Como di altre tanto, più benessere di cosÌ ?