Roma, 16 dic – Giulietto Chiesa, già Europarlamentare e notissimo giornalista, ex corrispondente della Stampa e dell’Unità, oltre che del Tg5, Tg1 e Tg3, inviato per 20 anni a Mosca tra la fine dell’URSS e la nascita della Federazione Russa, è stato arrestato ieri pomeriggio a Tallinn, capitale dell’Estonia, piccola repubblica baltica resa indipendente dal collasso dell’Unione Sovietica, confinante proprio con la Russia, popolata da 1 milione 300mila abitanti di cui un quarto di etnia russa, dopo aver rilasciato una intervista televisiva e in attesa di partecipare su invito alla conferenza “La Russia è nemica dell’Europa?”.
Al suo ritorno in hotel dall’intervista, prima di recarsi alla conferenza, il nostro connazionale è stato prelevato da alcuni poliziotti privi di mandato, che lo hanno accompagnato a un commissariato di polizia dove, a quanto pare, gli è stato notificato l’ordine di espulsione entro 48 ore in quanto “persona non gradita”.
Chiesa è stato visitato in commissariato dall’ambasciatore italiano in Estonia, che ne ha ottenuto il ritorno temporaneo all’hotel, mentre, a Roma, il sottosegretario agli esteri Valensise ha convocato l’ambasciatrice estone per chiedere l’immediato rilascio del giornalista, ricevendo dalla diplomatica la promessa dell’impegno verso le autorità del suo paese e l’auspicio per una positiva e rapida soluzione della vicenda.
La stessa viva e concitata voce del giornalista, qui sotto riprodotta da una telefonata con Pandora TV, testata di cui è il direttore, dà un’idea dell’assurdità della vicenda.
Niente di più: nessuna voce si è levata dai presunti amici Europei, né da “lady Pesc” Mogherini, né da più alte cariche del governo italiano, nonostante che non si tratti di un ostaggio di un pericoloso gruppo terroristico col quale occorre trattare in silenzio e con discrezione, ma di un connazionale privato senza motivo dichiarato della propria libertà in un piccolo paese comunitario che, per inciso, era noto fino a non molto tempo fa come piattaforma di partenza della droga per Finlandia e Scandinavia, e oggi più che mai per la politica segregazionista nei confronti della minoranza russofona.
Questi i fatti, riportati da tutti gli organi di stampa (ma, curiosamente, taciuti dai telegiornali Rai di ieri sera).
La vicenda: un semplice malinteso? O magari dietro l’aspetto rassicurante del personaggio si cela un pericoloso sovversivo?
Giulietto Chiesa è internazionalmente conosciuto come intellettuale molto vicino alla sinistra radicale ma animato da una singolare tenace indipendenza e profondità di pensiero, che lo ha portato trent’anni fa a subire un duro ostracismo perfino nella “sua” Unione Sovietica dalla quale era corrispondente troppo libero e oggettivo, e nel tempo a costruire ed esporre una visione della realtà molto lontana dalla globalizzazione abbracciata dalla sinistra occidentale, fino a riconoscere nella Nato e nell’imperialismo Usa il vero pericolo mortale per la libertà e l’identità dei popoli, e nella Russia per converso un argine, spiritualmente attrezzato e sufficientemente potente.
Un uomo armato soltanto delle proprie idee, stimato, onesto oltre ogni dubbio e dotato di alta e unanime reputazione. Quale pericolo poteva mai rappresentare per l’Estonia?
Personaggio troppo pubblico per trattarsi di un malinteso, apparentemente troppo innocuo per rappresentare un pericolo reale e urgente.
Tentare di superare i nudi fatti per cogliere al volo i segnali che eventualmente si celano dietro questa oscura vicenda significa scavare un po’ più a fondo sia nelle posizioni espresse dall’involontario protagonista sia nel più vasto ambito delle relazioni internazionali in questi tempi convulsi.
Esiste un precedente personale specifico: nelle elezioni europee del 2009 Giulietto Chiesa è stato candidato, in Lettonia, per la lista “Per i diritti umani in una Lettonia unita” (PCTVL), una formazione che rappresenta la minoranza russa in Lettonia e che ha avuto una deputata eletta. Questo fatto potrebbe in parte spiegare la disavventura corrente, sebbene sempre in un contesto di completa illegalità da parte delle autorità estoni. E comunque, per così poco, ne valeva la pena?
Sospettiamo però che ragioni più forti debbano essere ricercate nei tempi recenti della nuova guerra fredda.
Pochi giorni fa, Chiesa richiamava in un discorso video la sfida gigantesca che deve affrontare la Russia: fare da sé, per conservare la propria sovranità perché senza sovranità non c’è la Russia (come qualsiasi altra Nazione). Per scritto, poi, tra l’altro contestava la presunzione dei media occidentali nell’attacco senza fine alla Russia sui diritti umani, specificando quanto le leggi russe, in materia, per esempio, di omosessualità, riflettano l’opinione largamente condivisa di quel popolo. Così come la sua posizione sulla crisi Ucraina molto lontana dagli stereotipi propagandati in occidente.
La nettezza delle posizioni e l’attivismo del personaggio, ostinatamente contrario alla verità ufficiale su quella che sempre più appare una gigantesca manovra di isolamento della Russia e di questa dall’Europa, possono fornire qualche indizio in più sulle ragioni del grave atto perpetrato dalle autorità estoni.
Senza avventurarsi in fumose dietrologie, quanto sta accadendo in queste ore potrebbe però essere letto anche come un nemmeno troppo velato avvertimento all’Italia, ovviamente suggerito (ordinato) da un livello molto più alto rispetto alla piccola repubblica baltica, sia in quanto conduttrice di una politica ambigua nei confronti della Russia – si alle sanzioni ma dialogo aperto, oltre a importanti iniziative di leader politici in forte ascesa come Matteo Salvini – sia come presidente del Consiglio di una Unione Europea in cui le voci contrarie all’inasprimento del confronto con il gigante euro-asiatico si levano sempre più alte.
Se così fosse, si tratterebbe dell’ennesimo schiaffo alla sovranità di una nazione da troppo tempo sotto tutela.
Francesco Meneguzzo