Roma, 3 nov – Non solo petrolio e traffico di esseri umani: l’Isis si finanzia anche con il traffico di droga. Non una droga qualsiasi, peraltro, ma un particolare eccitante che non compare per la prima volta sugli scenari di guerra. Una partita di pasticche del valore di 50 milioni di euro diretta in Libia e la cui vendita doveva servire a finanziare lo Stato islamico è stata sequestrata dalla Guardia di Finanza nel porto di Gioia Tauro. In totale sono state tolte dal mercato 24 milioni di compresse di tramadolo, sbarcate da una nave proveniente dall’India. È stato il II Gruppo della Guardia di Finanza di Genova a far partire l’indagine, dopo che lo scorso maggio aveva già sequestrato un carico nel porto del capoluogo ligure.
Il tramadolo è una sostanza oppiacea sintetica usata negli scenari di guerra mediorientali, soprannominata “droga del combattente” perché usata dai guerriglieri, compresi gli jihadisti dello Stato Islamico, come eccitante, per aumentare le capacità di resistenza allo sforzo fisico (il che giustificherebbe, peraltro, le modalità sanguinarie messe in mostra dai combattenti del Califfato). La vendita al dettaglio del farmaco sequestrato avrebbe fruttato circa 50 milioni di euro, in quanto ciascuna pastiglia, sul mercato nero nordafricano e mediorientale, viene venduta a circa due euro. A maggio 37 tonnellate di Contramal erano state bloccate al porto di Genova, in container destinati ai porti libici di Misurata e Tobruk e ancora una volta arrivati dall’India. Il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, aveva parlato di “una operazione importante che ha portato a tagliare una quota di finanziamenti alle organizzazioni terroristiche”.
Roberto Derta