Lamezia Terme, 7 mar – Sconfiggere la logica clientelare e riportare l’entusiasmo per la politica in un territorio martoriato. E’ l’impresa riuscita a Mimmo Gianturco, eletto contro tutti i pronostici al Consiglio Comunale di Lamezia Terme nel maggio scorso con la lista di Sovranità. Un consiglio che, come lui stesso ama ripetere, “è la sua trincea”, dove battersi quotidianamente al fianco dei suoi concittadini, riportando nei palazzi istituzionali le battaglie condotti per anni nelle strade della sua città. Al Primato Nazionale racconta questi primi mesi da consigliere, sempre vissuti in prima linea e con uno stile decisamente “non conforme”.
La Calabria è un territorio difficile, dove la politica è spesso soggetta a logiche clientelari e viene vissuta con un certo disincanto. Possiamo dire che la tua elezioni in consiglio a Lamezia rappresenta un segnale di discontinuità, un esempio di come l’entusiasmo e le idee possano cambiare le cose anche nel Mezzogiorno?
Senza dubbio: la nostra “struttura politica” è nata dalla militanza giovanile ed ha finito per coinvolgere gente di ogni età ed estrazione sociale. Tanti ci hanno appoggiato e tanti avrebbero voluto farlo ma sono spesso sotto ricatto. In ogni caso, possiamo dire di rappresentare ormai quella parte di Lamezia che negli anni si è sentita ingannata, che ha vissuto sulla propria pelle la crisi economica e, giunta al limite, ha capito che è inutile stare ancora al gioco, tanto chi vince sono sempre le stesse persone. Però questo vale soltanto finché la gente non tira fuori il coraggio e sceglie di cambiare e, quindi, sì, questo noi lo abbiamo senz’altro dimostrato. La nostra è una comunità che ha creduto in un sogno con rabbia e con amore, trasmettendo lo stesso entusiasmo alla popolazione di Lamezia. Entusiasmo che diventa credibile quando è accompagnato da un lavoro quotidiano e concreto sul territorio, tra la gente e suoi problemi reali.
Abituato ad una politica di estrema vicinanza col territorio, quasi di “strada” potremmo dire, quale è stato l’impatto con il Consiglio Comunale? Riesci a condurre le tue battaglie anche in un contesto più ingessato?
Mi vengono in mente le parole di Berto Ricci: “noi abbiamo buone gambe ed una tremenda voglia di camminare”. Dunque non si può pensare di stare fermi. La nostra idea non è fatta per giocare a fare i ribelli. La nostra idea è quella di cambiare le cose. E per farlo, purché sia fatto con coerenza e cuore puro, bisogna usare ogni strumento a disposizione. Urlare in piazza quando è necessario è utile quanto far saltare in consiglio comunale una delibera che, magari, taglia risorse essenziali per i cittadini. La forza tranquilla è proprio questo: fare il proprio dovere, “romanamente”, senza necessariamente scalpitare quando servirebbe solo ad apparire. Certo, per uno come me è dura assistere al teatrino della politica ed alle sue ipocrisie, per me sarebbe più facile starmene fuori a fare soltanto opposizione. Ma sarebbe una rivolta personale sterile e non una lotta utile anche agli altri. In consiglio comunale sicuramente non mi sento a casa mia, però è anche quello il luogo dove portare le nostre idee, le nostre istanze, dove difendere il popolo. Oltre che nei quartieri ovviamente.
Il tuo è uno stile particolare, non conforme rispetto ai soliti consiglieri, come dimostrato nell’infuocata campagna elettorale che ti ha condotto a questo risultato. Ci sono aneddoti particolari, anche divertenti rispetto alla tua attività in consiglio comunale?
In quelle aule sorde e grigie c’è poco da divertirsi, ma una risata ce la siamo fatta tutti quando circa due mesi dopo la mia elezione, decido di organizzare una sorta di “blitz” contro gli aumenti delle tariffe della mensa scolastica cittadina: con striscioni, megafoni ed un centinaio di madri giustamente furiose blocchiamo, di fatto, lo svolgimento del consiglio comunale, ritardando l’approvazione del bilancio consuntivo. Gli animi si agitano ed intervengono le forze dell’ordine che, con difficoltà, riescono a sgomberare la sala consiliare. Peccato che, nel trambusto, le forze dell’ordine avessero sgomberato anche me che dovevo partecipare alla seduta, forse perché abituati a farlo negli anni precedenti. E così, quando il segretario comunale non mi trova più fra i banchi e mi chiama al microfono, la forza pubblica realizza quanto accaduto e, scusandosi, è costretta a riaprire le porte per farmi entrare.
Quali sono le principali battaglie che stai conducendo per i lametini?
Mi sono opposto all’aumento delle tariffe che l’amministrazione comunale ha effettuato su quasi tutti i servizi. Inoltre, la riqualificazione degli alloggi popolari di San Pietro Lametino, un quartiere difficile e abbandonato al degrado. Ho denunciato ripetutamente le stranezze avvenute nella gestione degli appalti per gli eventi natalizi. Ho promosso la discussione in consiglio della locazione privata agevolata. Mi sono opposto allo smantellamento del servizio di assistenza domiciliare socio-sanitaria. Continuo a denunciare l’abusivismo ed i fumi tossici provenienti dal campo rom a due passi dall’ospedale, del quale da tempo chiedo lo smantellamento, mentre altri preferiscono tenersi buono un bacino elettorale “disponibile” che torna sempre utile in tempo di votazioni. Ho allertato la cittadinanza sullo stravolgimento di un atto di Giunta sulla ricapitalizzazione della società aeroportuale, nonché sulla vendita di tratti stradali pubblici per sospetti interessi privati, a ridosso di una delle principali vie d’accesso alla città di Lamezia. Ed infine è di pochi giorni fa la notizia della mia nomina a segretario cittadino dell’Ugl, con l’apertura di una nuova sede con patronato e Caf che mi permetterà di continuare la mia attività sindacale a favore dei lavoratori lametini sui scala ancora più ampia.
Tu sei stato eletto con Sovranità, progetto inizialmente legato a Salvini in vista di un Front National italiano. Una dinamica politica che vive un momento di difficoltà. Qual è la tua lettura della politica nazionale?
Salvini negli ultimi mesi si è dimostrato poco coraggioso. Il centrodestra, quello di Berlusconi per intenderci, non mi appartiene, tanto che, sul piano cittadino, “Sovranità” si è schierata al di là di destra e sinistra e, se vogliamo dirla tutta, anche al di là dei salviniani di casa nostra, interessati più a conquistare spazi politici e a sostenere anche qui il candidato di Berlusconi, piuttosto che ai temi in questione. Salvini poteva rimescolare le carte e fare una vera opposizione, andando oltre il centrodestra, invece ha deciso di tornare sui suoi passi. Ma questo non cambia i punti chiave del progetto politico di “Sovranità”; aumenta soltanto la consapevolezza che certe battaglie può condurle con sincerità soltanto chi davvero agisce per amore della propria nazione e del proprio popolo. Come il contrasto all’immigrazione, non solo per l’emergenza sociale e la crisi del welfare che ne consegue, ma anche perché il fenomeno sta assumendo i caratteri di una invasione. Chi crede nelle identità dei popoli e nella bellezza della diversità non può che opporsi a tutto questo. Quanto alla crisi economica, è chiaro che per gestirla devi avere la sovranità: sulla tua moneta, sulle politiche economiche, sulla banca centrale. Noi, invece, non abbiamo sovranità neanche sul Parlamento, visto che le leggi ce le detta l’Europa. Ed anche chi ci governa, ormai, non lo votiamo più. Lo decide qualcun altro per noi. Eppure la chiamano ancora democrazia.
(lo stile inconfondibile di Mimmo Gianturco in un comizio della campagna elettorale del 2015)
https://www.youtube.com/watch?v=Z6ReYXH5Efw&feature=youtu.be
A cura di Davide Romano