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Ma il problema dei genitori gay è molto più ampio del “disagio del bambino”

by Adriano Scianca
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pater-familiasRoma, 4 feb – Il dibattito sulla pericolosità dell’omogenitorialità nasce troppo tardi e sul piano sbagliato. La presa di posizione del presidente della Società italiana di pediatria, Giovanni Corsello, è sicuramente coraggiosa ed esprime perplessità più che legittime. Si tratta, se non altro, di una voce in controtendenza rispetto ai soliti “studi americani” secondo cui, addirittura, i bambini delle famiglie gay sarebbero più felici di quelli delle famiglie normali. Idiozie che non meritano commenti. Sembra del resto frutto di banalità qualunquistica l’argomento secondo cui la cosa migliore per i bambini è nascere in una famiglia serena e amorevole. Che tale modello possa replicarsi anche in una famiglia gay nessuno lo mette in dubbio (a parte l’opinione pubblica troppo condizionata da stereotipi confessionali, secondo cui tutti gli omosessuali sono perversi e squilibrati, ovviamente, ma questa testata non fa parte di essa).

E certo il modello “arcobaleno” appare ancora più idilliaco se lo confrontiamo sempre con famiglie tradizionali in cui il padre è un alcolizzato che picchia la moglie e molesta i bambini, stereotipo uguale e contrario a quello di cui sopra (con la differenza che non esistono degli “Etero Pride” in cui si esalta il femminicidio, mentre esistono i Gay Pride che forniscono argomenti sempre nuovi a chi vuole screditare il mondo omosessuale, e forse queste è un dilemma che un giorno si dovrà porre nell’universo lgbt, che pretende di essere preso sul serio e di fare scandalo allo stesso tempo). Ma non è questo il piano in cui va posta la questione.

La decostruzione dei ruoli materno e paterno è un disastro dal punto di vista simbolico. È un dato di civiltà. Qualcosa che non è probabilmente misurabile in modo immediato e quantitativo, con il solito questionario dato a un campione di cento persone in un’università americana, ma che non di meno ha effetti profondi sulla realtà. Gli altri attacchi simbolici al nostro ethos e al nostro ethnos – la decostruzione dell’idea di patria, di confine, di identità – stanno mostrando in questi ultimi tempi le loro conseguenze catastrofiche. Cancellare i ruoli di madre e padre è solo l’ultimo tassello. Limitarsi alle congetture sull’equilibrio individuale dei bambini adottati dalle coppie gay significa perdere di vista l’essenziale (e del resto i più onesti tra gli “esperti”, anche di orientamento omofilo, ammettono candidamente che in realtà, su questo, non abbiamo certezze in nessun senso). E l’essenziale è la demolizione di un punto cardinale, che vale per tutti e che è stato iniziato da fior di eterosessuali. Il prezzo da pagare sarà ben più alto di un bambino con i genitori finocchi che viene preso in giro alle elementari.

Adriano Scianca

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6 comments

Giorgio Vaccaro 4 Febbraio 2016 - 12:26

Condivido completamente, solo ricordando come al di là che il fatto della scomparsa dei simboli abbia attentato alla nostra identità di Liberi cittadini di uno Stato, trasformandoci in una massa idiota di consumatori, l’attacco alle due figure di Madre e Padre non ci permetterà di sviluppare neanche un pensiero “libero”, dato che il pensiero è prerogativa di un individuo che abbia, prima, una conoscenza del se almeno accettabile.
La scomparsa di mamma e papà (figure fondamentali per a costruire la prima immagine del sè) avrà come effetto quello di produrre “idioti al quadrato” che non sapranno neanche “chi sono”, figuriamoci di pensare !

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Paolo 4 Febbraio 2016 - 6:36

Tutto vero, condivido al 100%

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Pansa 4 Febbraio 2016 - 10:48

A quando una famiglia con papà cane e mamma gatto?
Non c’è limite alla stupidità umana.

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Andrea Rattacaso 5 Febbraio 2016 - 8:32

Anche se condivido gran parte dell’intervento, è doverosa un po’ di onestà intellettuale da parte di tutti.

Un bambino che ha una madre gay, o un padre gay, sarebbe comunque a contatto con il compagno del genitore, anche se non legalmente riconosciuto dallo stato!

E se il genitore naturale muore dopo che, ad esempio, ha avuto una relazione gay stabile per 10 anni, che fine farà il bambino?

Mi sembra più che naturale l’affidamento al compagno.

Uguale, per una coppia gay senza figli. Se uno dei due, in ospedale è incosciente e si deve decidere per una cura rischiosa, chi decide? Normalmente decide il compagno (moglie o marito), ma se la coppia è omosessuale come si fa visto che il partner gay non ha nessuna voce in capitolo?

Le leggi vanno lette e le critiche andrebbero fatte su fatti reali e non sulle ombre delle paure per il futuro (condivisibili ma pur sempre fantasia).

Io sono padre in una famiglia tradizionale, sono cristiano, eppure sono a favore del DDL Cirinnà.

Qual’ora un giorno si procedesse per affidare figli a qualsiasi coppia gay, come se fosse un supermercato, o alla mercificazione degli uteri in affitto, mi troveranno in prima fila contro questi provvedimenti.

L’omosessualità, visto che esiste, è evidentemente parte della natura, poi sta agli studiosi stabilire l’obiettivo di questo fenomeno, ma è evidente che l’omosessualità (ossia un’unione che non può generare figli) è sicuramente una misura per arrestare la crescita inarrestabile della popolazione umana in un pianeta che avrà sempre le stesse dimensioni.

Concludo dicendo che in Cina, dopo la politica del figlio unico (dove i cinesi probabilmente abortivano le femmine per favorire la nascita dei maschi), nel 2020 ci saranno oltre 30 milioni di uomini senza una partner femminile, che dovranno andare all’estero per trovare una compagna.

Alla luce di ciò, come dovrebbe comportarsi la natura e il processo evolutivo e sociale?

Rispettare e proteggere la famiglia tradizionale non vuol dire per forza essere contro le unioni civili. Ogni realtà sociale ha i suoi processi e anziché giudicare dovremmo impegnarci a comprendere la situazione attorno a noi.

I ruoli di padre e madre possono essere rispettati anche in una famiglia omosessuale (mediante una zia o uno zio, o una nonna). Non sarà mai come avere 2 genitori naturali, certo, ma è sicuramente meglio che nulla.

Saluti

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Gianluca 5 Febbraio 2016 - 11:24

Signor Rattacaso, la stepchild è un istituto che tutela il minore nelle situazioni che cita lei, ad esempio, ma purtroppo agevola l’utero in affitto. La legge italiana lo vieta, ma nulla vieta di prendere un aereo e volare dove è consentito. Immagini il resto. Più che di fantasia si tratta di realtà e come osservava una senatrice (non ricordo il nome) ‘si rischia di far entrare dalla finestra ciò che è stato lasciato fuori dalla porta’.
Io toglierei ‘si rischia’ perché, senza una norma esplicita che lo vieti anche come escamotage, è una certezza.

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Pansa 6 Febbraio 2016 - 10:15

Sig Rattacaso,mi scusi,ma lei fa un ragionamento egoistico,dove tutto è concesso e tutto è possibile.
Non si può.
Se Lei è cristiano sa bene che bisogna portare la Croce.
Non serve il controllo delle nascite ma dobbiamo metterci bene in testa che non si può vivere in eterno,perché come lei ben dice il pianeta ha sempre le stesse dimensioni.
I figli hanno bisogno di una figura femminile e di una figura maschile per poter crescere.
Per assurdo, provi a pensare cosa è peggio,due pessimi genitori maschio e femmina,due pessimi genitori femmine o due pessimi genitori maschi…
Saluti

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