Firenze, 19 giu – Lunghi anni di squallidi abusi, anche su minori, nella cooperativa modello della sinistra toscana. Coperture, silenzi, omertà istituzionali. Nella comunità “Il Forteto” di Vicchio del Mugello, in provincia di Firenze, dagli anni ottanta al 2011 si sono verificate scene raccapriccianti. Atti di libidine violenta e maltrattamenti nei confronti di minori, compresi alcuni disabili. Per questi reati il “Profeta”, come si faceva chiamare il fondatore della comunità, Rodolfo Fiesoli, fu condannato già nel 1985, con sentenza passata in giudicato. Eppure il Tribunale dei Minori di Firenze continuò ad assegnare alla cooperativa i ragazzi tolti alle famiglie. La Commissione d’Inchiesta della Regione Toscana, presieduta dall’esponente Pd Paolo Bambagioni, svolse tra l’altro un lungo e obiettivo lavoro mettendo in evidenza nella relazione finale come politici, magistrati, giornalisti e intellettuali avessero legami fortissimi con “Il Forteto” e il suo leader spirituale.
Un caso orrendo, che su questo giornale abbiamo trattato più volte. A dicembre 2017, la Cassazione condannò a 14 anni di carcere il “Profeta” Fiesoli, con motivazioni pubblicate poi a giugno 2018. Il quadro che ne emerge è agghiacciante: violenze fisiche, morali, sessuali che a giudizio dei togati rivelavano una “costante natura maltrattante delle regole di vita”, con bambini assoggettati a continue vessazioni psichiche e dati in affido a genitori (fittizi) “funzionali”, intercambiabili. L’omosessualità poi, secondo la Cassazione, che assurgeva a modello, “intesa quale mezzo per risolvere i problemi sessuali nell’infanzia”. Secondo i giudici poi, la comunità era blindata da una “cortina di protezione dall’esterno”.
Un predatore senza scrupoli
Eppure oggi, un anno e mezzo dopo quella sentenza, la Corte d’Appello di Firenze ha assolto in appello il “Profeta” nel cosiddetto “Fiesoli Bis”, un procedimento che ha visto il santone accusato di violenze sessuali analoghe a quelle del processo principale, ma ai danni di un solo minore che frequentava saltuariamente la comunità del Mugello. In primo grado Fiesoli era stato condannato a 8 anni, giudicato dai giudici un “predatore senza scrupoli” e nella sentenza si parlava di “estrema gravità della condotta” da parte del santone, “protratta per un lungo lasso temporale” e “della gravità del danno cagionato alla persona offesa, ridotta a mero oggetto di soddisfazione sessuale”.
Alessandro Della Guglia