Milano, 22 mag – Circa 60 milioni di euro di “danno erariale”, che dovranno essere restituiti dall’ex governatore Roberto Formigoni e dagli altri imputati in caso di condanna della Corte dei conti della Lombardia. E’ questo l’ammontare, secondo i pm contabili, guidati da Salvatore Pilato, dei finanziamenti pubblici che sarebbero stati retrocessi agli imputati – tra cui l’ex presidente – dopo essere stati erogati dalla Regione Lombardia, con apposite delibere di giunta, alla fondazione Maugeri a titolo di “funzioni non tariffabili”, fino al 2011. A Formigoni, che si trova in carcere dopo la condanna in via definitiva per corruzione a 5 anni e 10 mesi, sono stati già sequestrati in via conservativa 5 milioni di euro lo scorso giugno e in caso di condanna la somma potrebbe essere pignorata. La decisione sarà depositata nelle prossime settimane.
La ricostruzione dell’accusa
I sostituti procuratori della Corte dei conti, Antonino Grasso e Alessandro Napoli, ricostruiscono i fatti: “La nostra accusa riguarda la concessione dalla Regione Lombardia dei finanziamenti a titolo di funzioni non tariffabili, che in parte sono stati utilizzati per remunerare le prestazioni rese dalla struttura sanitaria, e in buona parte, per circa 60 milioni, sono stati retrocessi alle persone fisiche che fanno parte di un sodalizio”.
Il legale dell’ex governatore: “Convinto sua innocenza”
Il legale di Formigoni, l’avvocato Riccardo Marletta, ha sottolineato: “Formigoni sta affrontando con molta dignità la carcerazione, è assolutamente convinto della sua innocenza, speriamo che al più presto gli venga riconosciuta la possibilità di scontare la detenzione ali arresti domiciliari“. L’avvocato ha contestato con fermezza quanto sostenuto dalla Procura, secondo la quale nel caso di occultamento doloso del danno, il termine della prescrizione decorre dal momento della scoperta del danno. “La legge – ha detto Marletta – prevede un termine di prescrizione che è 5 anni, che decorre dal verificarsi dell’evento dannoso e che, in questo caso, è riconducibile alle delibere adottate via via negli anni”. E ancora: “Secondo noi c’è stato alcun occultamento doloso, dato che il danno lo si fa risalire a queste delibere, diciamo che queste delibere hanno avuto tutta la pubblicità del caso”.
“Mai provato coinvolgimento Formigoni”
L’avvocato difensore specifica che “chiunque aveva conoscenza delle delibere, tanto che la stessa procura della Corte dei conti aveva iniziato a esaminarle nel 2012 e aveva espresso perplessità”. Nel suo intervento, l’avvocato difensore ha sottolineato anche che “in tutta la documentazione istruttoria, non c’è un solo passaggio in cui si dica che il presidente Formigoni ha fatto pressioni per favorire la Maugeri“. Secondo il legale, le delibere di giunta con cui si è dato il via ai finanziamenti alla Maugeri “sono il frutto di valutazioni collegiali che hanno comportato il coinvolgimento di uffici, quindi non è pensabile che possa essere riconosciuta la responsabilità soltanto del presidente Formigoni, fermo restando che un suo coinvolgimento non è mai stato provato nella maniera più assoluta”.
Ludovica Colli
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