Sondrio, 24 feb – Il fondo Altera Capital è diventato il primo azionista di Creval con il 7,07% delle azioni. A dare la notizia, con un tono alquanto allarmato, è stato Il Corriere della Sera. Attenzione, però, chi pensa che il più famoso giornale italiano abbia a cuore la difesa dell’interesse nazionale, rimarrà presto deluso. Il vero problema per il quotidiano milanese è la presenza di finanzieri vicini a Vladimir Putin. Vediamo perché. Nell’articolo in questione si sottolinea come: “Il nuovo socio ha in mano una quota che vale 31 milioni di euro e che orienta la banca di Sondrio verso la Russia: perché Altera Capital è sì un fondo delle Cayman ma ha testa e capitali russi”. I manager in questione sono Vyacheslav Pivovarov e Kirill Androsov. Entrambi in passato legati al presidente della Federazione Russa. Androsov, in particolare, è stato tra il 2008 e il 2010 vice capo dello staff di Vladimir Putin primo ministro, ed è stato presidente di Aeroflot e delle Ferrovie russe.
Il peso della finanza globale nei nostri istituti di credito
Fortunatamente non è tutto perduto. Infatti, a contenere l’avanzata dei finanzieri dell’Est ci sono gli altri azionisti con quote superiori al 5%: l’hedge fund Hosking Partners, il fondo Algebris di Davide Serra, il finanziere francese Denis Dumont (5,7%), e Credit Agricole. Dunque, se i potenziali speculatori non hanno rapporti con Mosca sono ben accetti. Il vero problema, però, è un altro. L’idrovora della grande finanza ha inghiottito anche il Credito Valtellinese. Ai piccoli risparmiatori ormai sono rimaste soltanto le briciole. Il legame con il territorio e la funzione dell’istituto di credito è venuta meno. Il caso Creval è paradigmatico. Diventa a questo punto indispensabile arginare il peso della finanza globale nei nostri istituti di credito soprattutto quelli medio piccoli. Il motivo è molto semplice. I fondi d’investimento cercano di generare e consolidare, nel più breve tempo possibile, la maggiore redditività. Se nelle banche popolari dovesse prevalere la stessa logica aumenterebbe in maniera direttamente proporzionale la difficoltà di accesso al credito delle imprese. Questo è un lusso che non possiamo permetterci. Le ragioni dell’economia reale sono e saranno sempre incompatibili rispetto agli investimenti degli hedge fund.
Salvatore Recupero