I francesi hanno un detto che, tradotto in italiano, suona così: “se la giovinezza sapesse, se la vecchiaia potesse!”. Questo detto in Italia ha smesso di valere perché giovani non possono più un bel niente. Secondo l’Istat infatti, ad agosto la disoccupazione giovanile (15-24 anni) in Italia è cresciuta di 5,5 punti su base annua toccando quota 40,1 %, il massimo storico assoluto.
Cresce anche il dato generale della disoccupazione che sale al 12,2 %. Con 3 milioni e 127 mila disoccupati e 667 mila giovani tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro, la situazione è allarmante.
A nulla sono dunque servite le ricette dei governi convintamente liberali che si sono susseguiti in questi anni perché le percentuali sono in costante crescita. La disoccupazione giovanile aumenta tra politiche del lavoro scellerate, università scollegata dal mondo del lavoro, continue delocalizzazioni e provvedimenti che sembrano più delle toppe che dei catalizzatori per l’economia. L’ultimo di questi è stato il Clic Day, la giornata di richiesta di sovvenzioni da parte di chi assume under 30. “Mi aspetto che il Clic Day di oggi sia un flop» ha commentato Luigi Angeletti, capo della Uil aggiungendo che il “clima non ispira. Non vedo imprese che al di là delle belle parole mettono i soldi”.
Al crescente numero di giovani disoccupati si affianca la precaria situazione dei neoassunti: secondo una ricerca condotta da Datagiovani, nel 2012 il numero di giovani al loro primo impiego è diminuito di 80 mila unità, il 62% dei giovani neoassunti è un precario mentre nel 2007 il dato era fermo al 50%. Diminuisce anche la durata dei contratti che, sempre nel 2012, era di 10 mesi e mezzo. Il dato più sconfortante è quello degli stipendi: la media è di 850 euro netti al mese.
In Europa il 23,7 % dei giovani è disoccupato. Solo la Spagna ha un tasso di disoccupazione giovanile più alto del nostro (56%) mentre Austria e Germania si tengono su livelli bassi, rispettivamente 8,6% e 7,7%. Insomma in Europa ci sono figli e figliastri e l’unità economica conviene solo ad alcuni paesi a quanto pare. Addirittura mentre l’Italia muore di spread, la Germania può permettersi di finanziare un programma per attirare lavoratori qualificati dal sud Europa e tutelarli con una serie di sovvenzioni.
Michael Mocci