Roma, 19 feb – Dopo una replica del presidente Maurizio Gasparri, sono iniziate alla Giunta per le Immunità del Senato le dichiarazioni di voto sulla proposta di respingere la richiesta di autorizzazione a procedere contro il vicepremier Matteo Salvini fatta dal Tribunale dei ministri di Catania sulla vicenda della nave Diciotti.
Il leader della Lega è indagato per sequesto di persona.
A seguire ci sarà la votazione, a scrutinio palese. Il dossier passerà poi all’esame dell’Aula di Palazzo Madama, che dovrà votare entro il 24 marzo per ratificare o contraddire la proposta votata oggi.
M5S compatto: “Nessuna spaccatura”
“Non c’è nessuna spaccatura, c’è stato un voto democratico, i voti bulgari appartengono a un’altra epoca, a un altro sistema, a un altro regime. C’è stato un approfondito e acceso dibattito, viva la democrazia”, dice Michele Giarrusso, senatore M5S.
E a chi gli chiede un commento sul rischio di espulsione per i parlamentari a 5 Stelle che potrebbero votare in dissenso da quanto deciso con il voto sulla piattaforma Rousseau per il caso Diciotti, risponde: “Se ne occupa il capo politico”. Mentre alla stessa domanda il senatore ex M5S Gregorio De Falco, anche lui membro della Giunta, risponde: “L’espulsione dal nostro movimento è prevista quando non si applica il programma. E il programma M5S non prevede la sottrazione di un ministro dal giudizio di un Tribunale“.
La Giunta verso il no all’autorizzazione
In ogni caso, i no all’autorizzazione saranno nettamente prevalenti: Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e 5 Stelle rappresentano 16 dei 23 componenti. Anche se la senatrice del M5S Grazia D’Angelo, vicepresidente della Giunta, non partecipa alla seduta perché questa notte ha dato alla luce una bambina a Messina. I membri della giunta non sono sostituibili. A prendere parte alla votazione prevista sul caso Diciotti saranno quindi sei senatori pentastellati e non sette.
Zingaretti: “Il voto dimostra che il vero capo è Salvini”
“Non ci avevo mai creduto, ma se volevano fare la rivoluzione la hanno tradita per quattro poltrone. Il vero capo ormai è, anche in questo caso, Salvini. La cosa per me più preoccupante è che dietro questo patto di potere inizia a prendere forma il rischio una stangata per gli italiani”. E’ l’accusa del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria del Pd.
“I conti non tornano, inizia ad essere chiaro, la produzione industriale è crollata a livelli del 2009. Quindi questo accordo di potere che schiaccia e distrugge identità purtroppo è anche un patto che inizia ad avere un costo insostenibile per le famiglie degli italiani“, conclude il governatore del Lazio.
Adolfo Spezzaferro