Roma, 3 apr – È difficile anche solo commentare la recente proposta di Giorgia Meloni di sconfiggere la corruzione ormai endemica a Roma con una sorta di provvedimento da Far West emblematicamente denominato “la taglia sui corrotti”. Così la leader di Fratelli d’Italia la spiega sulla sua pagina Facebook:
“Se vengo eletta sindaco di Roma, tra le mie priorità ci sarà la lotta alla corruzione. Sto studiando il modo per mettere una ‘taglia sui corrotti’: se denunci un corrotto e questo viene condannato in via definitiva, il Comune ti dà un premio in denaro. Chi ruba è un traditore che ci rende tutti più poveri. La corruzione a Roma è dilagante e per sconfiggerla c’è bisogno dell’aiuto di tutti. Nessuno si giri più dall’altra parte”.
Il motivo politico di una tale sparata è abbastanza trasparente: marcare una discontinuità rispetto all’amministrazione dei centrodestra a guida Alemanno, che se pure non è stata quell’isola di sfacelo criminale in mezzo a un oceano di legalità, come la sinistra ha cercato di far credere, certo ha comunque dato un pessimo spettacolo di sé in termini etici prima ancora che legalitari. E per segnalare che la destra capitolina ha cambiato pelle che si inventa la Meloni? La “taglia sui corrotti”. Ovviamente i dubbi sulla fattibilità concreta della proposta sono infiniti. Ma è proprio il messaggio a essere grottesco.
Intanto è una proposta che la Meloni fa in vista di una sua eventuale elezione a sindaco di Roma. Quindi questi corrotti che andrebbero denunciati sono… loro stessi, o qualche dirigente di municipalizzata messo da loro, o qualche imprenditore che avrà a che fare con loro. Insomma, chi è nella posizione migliore per combattere la corruzione di chi è al potere in una città? Il messaggio suona quindi come un “teneteci d’occhio, di noi non ci si può fidare”. Ed è l’ennesima resa della politica, che scarica sul cittadino le sue responsabilità. C’è poi un ulteriore aspetto da mettere in risalto: quella della Meloni è l’ennesimo invito alla delazione che arriva dalla politica. Di questi tempi va molto di moda: ai tempi del governo Monti si invitavano apertamente i cittadini a denunciare il vicino di casa evasore, mentre in diverse città i vigili urbani hanno invitato a segnalare su internet le auto in divieto di sosta.
E poi queste denunce su quali basi si reggerebbero? Che ne sa il cittadino di chi è corrotto e chi no? Del grande malaffare non può saperne nulla, se non tramite certezze empiriche che non sono utili in tribunale, mentre sulle piccole trasgressioni, come le auto in sosta vietata, l’invito alla delazione può servire solo a scatenare le piccole invidie di vicinato (o qualcuno pensa che il traffico romano si regoli grazie alle denunce degli utenti di Twitter sulle infrazioni del prossimo?). Ora, che sul malaffare occorra non chiudere gli occhi è giusto. Che gli occhi vadano tenuti aperti solo per spiare il prossimo e denunciarlo è una deriva che orwelliana che difficilmente può essere considerata un progresso.
Giorgio Nigra