Roma, 3 ott – Stravinte le regionali del 21-22 settembre, Vincenzo De Luca ha ripreso a pieno regime la politica del “lanciafiamme” attenuata durante i mesi estivi. Dopo l’obbligo di mascherina all’aperto (ordinanza casualmente uscita tre giorni dopo il voto), seguito a ruota dal presidente del Lazio Nicola Zingaretti e oggetto del prossimo Dpcm di lunedì, il governatore della Campania sta pensando di prendere tutti i positivi asintomatici e ospitarli in strutture predisposte – i già soprannominati “Covid resort” – per osservare il periodo di quarantena di 14 giorni. Ancora una volta creando un clima di terrore tra i campani, ormai dai più ritenuto ingiustificato.
I “Covid resort”
Con questo termine edulcorato, De Luca ha definito le strutture per ospitare gli asintomatici: “Dobbiamo cominciare a svuotare gli ospedali dagli asintomatici, che devono essere in isolamento domiciliare. Stiamo aprendo dei “Covid resort”. La cosa fa un po’ ridere, ma non sono alberghi a 5 stelle. Sono strutture dove ospitare anche pazienti asintomatici che non possono rientrare a casa per vari motivi particolari” ha annunciato tramite diretta Facebook.
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“Nell’Ospedale del Mare abbiamo un’intera palazzina destinata ai familiari dei pazienti con 200 stanze. La impiegheremo totalmente ad accogliere pazienti asintomatici che, anziché stare negli ospedali, possono stare lì a passare queste due settimane di isolamento. Stiamo facendo la stessa cosa in altre realtà territoriali con altre Asl”, ha aggiunto De Luca.
“Non possiamo occupare centinaia di posti letto”
Il Presidente della Regione Campania ha giustificato questo provvedimento asserendo che “l’obbiettivo che dobbiamo darci in Campania come in Italia è quello di trovare il punto di equilibrio fra nuovi contagi e malati che diventano negativi. Oggi abbiamo in Campania un affollamento particolare degli ospedali, abbiamo avuto fino a ieri negli ospedali 430 persone, la gran parte asintomatiche. Non possiamo occupare centinaia di posti letto – ha sottolineato – per persone alle quali, come mi dicevano i direttori generali delle Asl, dobbiamo fare un servizio da badanti”.
Riccardo Natale