Washington, 9 apr – La pandemia di coronavirus dilaga sempre più. I casi di contagio nel mondo sono quasi 1,5 milioni. Stando ai dati forniti dalla Johns Hopkins University, inoltre, le vittime sono quasi 90 mila. Occhi puntati sugli Stati Uniti, che registrano per il secondo giorno consecutivo un picco di quasi 2mila morti (1.973). Nel Paese, che è il più colpito al mondo, i contagi sono ormai circa 430 mila – quasi il triplo di Spagna e Italia, gli altri due Stati dove l’epidemia è più diffusa – le vittime salgono a 14.820, secondo l’ultimo aggiornamento riportato dal New York Times. In Europa intanto si segnala il caso della Francia, dove si registrano 1.400 contagiati tra i dipendenti del ministero dell’Interno. In Spagna si registra un calo dei decessi e il premier Pedro Sanchez dice convinto intervenendo al Congresso: “Abbiamo raggiunto il picco e adesso comincia la de-escalation”, il processo di graduale allentamento delle misure anti contagio in base alla gravità della situazione.
Trump: “Situazione negli Usa meglio delle previsioni iniziali”
Per il presidente Donald Trump la situazione negli Stati Uniti “è meglio delle iniziali previsioni” che stimavano 240mila morti. Ora invece l’amministrazione Usa prevede che in tutto saranno circa 60mila i decessi. Trump rivendica le misure prese per contrastare la pandemia di coronavirus dicendo che “abbiamo imparato molto, possiamo essere più forti di prima. Ricostruiremo il Paese, questo incubo finirà presto. Potremmo riaprire il Paese per step, forse prima del previsto“. Sulla stella linea del capo della Casa Bianca, Deborah Birx, esperta della task force anti Covid-19: “Stiamo facendo molto meglio di altri Paesi“. Intanto il New York Times punta il dito contro il Vecchio continente: “Il coronavirus ha iniziato a circolare a New York a metà di febbraio, settimane prima che il primo caso fosse confermato, ed è stato portato soprattutto da viaggiatori dall’Europa, non dall’Asia“. Il quotidiano a riprova della sua teoria cita nuovi studi condotti dalla Icahn School of Medicine del Mount Sinai e di Nyu Grossman School of Medicine su genomi del coronavirus prelevati da residenti dell’area di New York alla metà di marzo.
Spagna: 152mila contagi, oltre 15mila le vittime
In Spagna le morti per coronavirus hanno una tendenza al ribasso e sembrerebbero lontane dal picco di 950 morti registrato lo scorso 2 aprile. Questo mercoledì sono stati segnalati infatti 683 nuovi decessi, dopo due giorni in cui invece si erano registrati aumenti, con 743 e 757 vittime. Anche il numero di nuovi positivi (5.756) è nuovamente diminuito, confermando una tendenza che con alti e bassi appare consolidata. Il numero complessivo di decessi nel Paese è salito a 15.238, mentre i casi di contagio sono 152.446. Le persone guarite sono 52.165, stando ai dati diffusi oggi dal ministero della Salute.
Francia: 82mila contagi, oltre 10mila morti
In Francia circa 1.400 dipendenti del ministero dell’Interno risultano positivi al coronavirus su un totale di 300mila, lo ha annunciato il ministro, Christophe Castaner, auspicando che il virus venga considerato come “malattia professionale”. Il Paese è ancora al culmine della pandemia. A chiarirlo, sottolineando che la crisi “non è alle nostre spalle” malgrado la flessione nel numero di ricoveri in rianimazione è stata la portavoce del governo, Sibeth Ndiaye. Il presidente Emmanuel Macron si rivolgerà questa sera alla nazione e “ricorderà le sfide della crisi che stiamo vivendo e che non è alle nostre spalle”, ha anticipato la portavoce su FranceInfo. “E’ una cosa che bisogna dire con molta forza perché anche se il numero degli ingressi in rianimazione rallenta, il che testimonia forse una frenata nella diffusione della malattia, siamo ancora nel cuore di questa epidemia”. L’ultimo bilancio fornito dal ministero della Sanità parlava di 10.869 morti e circa 82mila contagi confermati.
Ludovica Colli