Roma, 18 set – Una nuova bufera rischia di abbattersi sulle cooperative. A lanciare l’allarme è il quotidiano La Stampa in un articolo di Gianluca Paolucci. Secondo il quotidiano torinese sarebbero a rischio gli investimenti (almeno 9 miliardi di euro) fatti dai soci delle coop attraverso il cosiddetto prestito sociale.
Andiamo con ordine. Le cooperative hanno la possibilità di finanziarsi facendosi prestare i soldi dai soci. Questo tipo di operazioni è regolato dalla legge e da alcune direttive di Bankitalia che però non ha nessun potere di vigilanza. Il meccanismo, di per sé giusto, si inceppa quando enti con finalità mutualistiche (le coop) si avventurano in operazioni finanziarie ad alto rischio. Come spiega Alessandro Pedone di Aduc, (una delle associazioni di consumatori che si è occupata dell’argomento): “Il problema è che i tassi sono inferiori ai rischi che si corrono. Se queste coop emettessero obbligazioni sul mercato dovrebbero pagare tassi due o tre volte più alti”. Per tutta risposta arriva la replica di Stefano Bassi, presidente dell’Associazione nazionale delle coop di consumo: “Il prestito non è raccolta pubblica di risparmio, come ha chiarito Bankitalia. È un istituto legittimo, remunerativo per i soci che soggiace a una regolamentazione rigorosa”. Detto questo, quale rischio corre chi ha fatto questo tipo di investimenti? Semplice: rischia di trovarsi in mano un pugno di mosche. Facciamo l’esempio di Unipol. Secondo Paolucci: “Risalendo lungo la catena di controllo del gruppo assicurativo i valori in bilancio lievitano fino a quasi cinque volte il valore in Borsa del titolo Unipol Gruppo Finanziario (Ugf), la capogruppo delle attività assicurative e bancarie. Nello stesso bilancio si trovano almeno tre prezzi diversi”.
Nei giochetti della finanza la matematica diventa un’opinione. Il che comporta delle gravi conseguenze contabili sulla galassia di cooperative che controllano la società di Via Stalingrado. A pagare il prezzo più alto sarebbe Alleanza 3.0, la più grande coop di consumo italiana. Un vero colosso, gestisce i supermercati Coop tra Emilia, Lombardia e Veneto ed è anche il primo socio di Finsoe (controllata, direttamente e indirettamente, per il 95,57% da imprese del movimento cooperativo aderenti a Legacoop). Se Alleanza 3.0 portasse il valore della partecipazione al prezzo di mercato, dovrebbe registrare in bilancio una perdita di 643 milioni di euro. Sommando a questa altre partite latenti (Spring 2, un veicolo liquidato nei mesi scorsi, la società immobiliare Igd e altri) si troverebbe il patrimonio netto abbattuto di circa 1 miliardo, da 2,4 a 1,5 miliardi. L’effetto domino su tutte le realtà economiche legate alla finanza rossa sarebbe catastrofico.
Ancora una volta uno strumento mutualistico (il prestito sociale) è solo il paravento per una discutibile operazione di speculazione finanziaria. Le cooperative rosse perdono il pelo ma non il vizio.
Salvatore Recupero
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