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“Non portate via i cuccioli”: per la Cirinnà gli animali valgono più dei bambini

by Giorgio Nigra
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utero-in-affittoRoma, 2 feb – E se i figli valessero meno degli animali? Sembra incredibile, ma la strada verso cui siamo avviati sembra proprio questa. Per conferma basta confrontare il ddl Cirinnà, che intende introdurre la stepchild adoption, con le precedenti prese di posizione della stessa esponente del Pd. Facciamo un ripasso: cos’è la stepchild adoption? L’anglicismo eufemizzante sta a indicare la pratica per cui, se uno dei due componenti della coppia unita da unione civile ha un figlio naturale, il partner potrà adottarlo, anche se la coppia dovesse essere composta da due persone dello stesso sesso. Ma, in quest’ultimo caso, è sin troppo evidente che la norma non si limiterebbe a “garantire l’esistente”, come dicono i suoi sostenitori, ma incentiverebbe la pratica dell’utero in affitto, che in Italia è vietata. In questo modo un uomo potrebbe andare all’estero, affittare un utero, far nascere un bambino, portarlo in Italia e farlo riconoscere dal proprio compagno.

Il legame tra il bambino e la donna che lo ha portato in grembo, che un’infinità di studi affermano essere importantissimo, sarebbe così mercificato, meccanizzato, burocratizzato. Il bambino sarebbe strappato subito dopo il parto alla donna che l’ha partorito. Ebbene, la cosa amaramente ironica è che la stessa Monica Cirinnà che ha ideato questa bella pensata, per quanto riguarda gli animali sembrava pensarla in modo opposto. Quando era Delegata dal sindaco per le politiche dei diritti degli animali, a Roma, l’esponente dem aveva fatto approvare un “Regolamento comunale sulla tutela degli animali” in cui all’articolo 8, comma 6, si legge: “È vietato separare i cuccioli di cani e gatti dalla madre prima dei 60 giorni di vita se non per gravi motivazioni certificate da un medico veterinario”. Insomma, non strappare i cagnolini a mamma cane prima di 60 giorni, per carità, ma con gli umani fai come ti pare.

Una follia bella e buona, che però è figlia del suo tempo. Un tempo in cui, per un gestore di un locale, è sempre più difficile esporre il cartello “Io non posso entrare”, per tener fuori gli animali, mentre è ritenuta una trovata geniale quella di esporre divieti di ingresso ai bambini. Ma la confusione tra animali e bambini sembra essere tipica della Cirinnà, che sul suo sito si presenta dicendo di se stessa e del marito: “Abbiamo anche tanti figli non umani, quattro cani, Arno Luna e Orso maremmani enormi, e Libera, una piccola Beagle che ho salvato dalla morte per sperimentazione nel terribile canile Green Hill, a quattro gatti tutti salvati dalla strada, Red Tiger Mizzi e Rosita. Due meravigliose cavalle è una famigliola di asini amiatini”. Contorsioni grammaticali a parte, l’idea che degli esseri umani possano avere dei “figli non umani” è piuttosto sintomatica di una mentalità che vuole risolvere tutta la questione con “l’amore”: basta amare e c’è famiglia. Cosa che ovviamente legittima le battute un po’ stereotipate degli avversari delle unioni gay sul fatto che, allora, anche l’amore che un uomo può nutrire per la propria auto può dar luogo a una famiglia. Insomma, che ci crediate o meno, l’avvenire dei bambini italiani è in mano a questa gente qui.

Giorgio Nigra

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2 comments

Milo 2 Febbraio 2016 - 12:34

Il prossimo passo della Cirinnà sarà quello di appiopparsi degli incentivi per famiglie numerose, visto la quantità di figli “non umani” che detiene…

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Anonimo 2 Febbraio 2016 - 3:21

La prima campagna contro le atrocità sugli animali fu di Hitler
http://www.maat.it/livello2/diritti-animali.html#prussia
Cosa ben diversa dal cirinnà e tutte le porcate contro i matrimoni ed i figli naturali che Hitler difendeva

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