Roma, 1 nov – Bufera sul ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, intervenuta personalmente a poche ore dall’arresto di Salvatore Ligresti con una chiamata alla compagna del capo-famiglia in cui espresse chiare rassicurazioni: “Comunque guarda, qualsiasi cosa io possa fare conta su di me, non lo so cosa possa fare però guarda son veramente dispiaciuta”. E ancora: “Se tu vieni a Roma, proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti guarda non è giusto, non è giusto”.
La Guardasigilli si interessò in particolare alle condizioni di salute di Giulia che dopo alcuni giorni fu messa ai domiciliari dal tribunale perché rifiutava il cibo e aveva perso sette chili. “In cella non mangiava più, l’ho fatto per ragioni umanitarie” ha poi spiegato il ministro ai pm che l’hanno ascoltata per chiarire la questione. In una lettera ai capigruppo di Camera e Senato il ministro ha ribadito le sue ragioni: “Avverto l’esigenza di precisare il senso e i limiti del mio intervento, non appena avuta conoscenza, per via diretta, delle condizioni psicofisiche della ragazza. Era mio dovere trasferire questa notizia agli organi competenti dell’Amministrazione Penitenziaria per invitarli a porre in essere gli interventi tesi ad impedire eventuali gesti autolesivi. Mi sono comportata, peraltro, nello stesso modo quando sono pervenute al mio Ufficio segnalazioni, da chiunque inoltrate, che manifestassero preoccupazioni circa le condizioni sullo stato psicofisico di persone in stato di detenzione”.
Proprio quest’ultimo punto appare più controverso. Che le carceri italiane siano i primi luoghi ad essere fuorilegge e che certo non siano adatti a chi presenti malattie fisiche o psichiche è un dato di fatto. Ben venga, quindi, ogni intervento volto a evitare sofferenze ingiustificate a una persona malata. Il sospetto che tale intervento sia più solerte e qualificato se questa persona fa di cognome Ligresti è tuttavia fortissimo. È un po’ il solito problema del garantismo all’italiana, per cui gli stessi che denunciano la persecuzione giudiziaria nei confronti di Berlusconi esprimono poi parole al vetriolo su Stefano Cucchi e famiglia. Insomma, più che garantismo sembra un’autodifesa castale, con diritti che viaggiano su un doppio binario: alta velocità per ogni oligarchia, corridoi sgangherati, affollati e lenti per i poveri cristi.
E per quanto la Cancellieri si affanni a parlare di un disinteressato intervento umanitario, è difficile non ripensare alla famosa buonuscita di 3,6 milioni di euro ricevuta dal figlio Piergiorgio Peluso dopo un anno di lavoro come direttore generale della compagnia assicurativa Fondiaria Sai. Sembra proprio, insomma, che questo garantismo sia stato pagato a peso d’oro.