Bologna, 15 dic – Tempo fa vi avevamo raccontato la vicenda della quattordicenne di origini bengalesi a cui la madre aveva rasato a zero i capelli in segno di punizione per non voler portare il velo. La ragazzina, in piena adolescenza, desiderava solo una vita come tutte le sue coetanee e amiche di scuola, e così tra le mura di casa osservava le strette regole imposte dalla famiglia musulmana. Appena fuori, però, si levava il velo e viveva come le sue amiche. Quando i genitori se ne sono accorti l’hanno punita in maniera esemplare tagliandole i capelli.
La vicenda ha avuto pesanti strascichi, con il papà e la mamma della giovane che si sono sempre difesi affermando che l’islam non c’entrava e che il taglio dei capelli era stato quasi imposto, prima per via dei pidocchi e poi perché era necessario rimediare a un taglio di una parrucchiera venuto male. Sta di fatto, però, che la ragazzina era stata tolta alla famiglia e affidata a una comunità protetta, dove per il suo bene le è stato impedito di vedere i famigliari. Non poteva vedere nemmeno la sorella maggiore, che ha difeso i genitori dicendo che la ragazzina non era stata maltrattata ma si era tagliata i capelli da sola e le sue amiche le avevano detto che la nuova acconciatura non le donava. Insomma, a suo dire erano tutti capricci di un’adolescente ribelle, figlia di una cultura diversa da quella occidentale. In più, l’aggravante che il fatto di non sentirsi accettata le aveva fatto scattare la molla di voler attirare le attenzioni su di sé e per questo ha sfogato le sue frustrazioni famigliari con i professori che hanno poi denunciato la situazione alle autorità.
A difesa della ragazzina erano arrivate le testimonianze di solidarietà delle donne della politica italiana, dalla presidente della Camera Laura Boldrini al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli. Ora però un giudice ha ribaltato tutto e ha sentenziato che non ci sono segni di maltrattamento nei confronti della ragazzina, solo violenza privata. Il gup di Bologna Letizio Magliaro, infatti, ha deciso che l’unica responsabile delle violenze è la madre della ragazza, che per questo è stata condannata a otto mesi di carcere, con pena sospesa. Il padre, invece, è stato prosciolto da ogni accusa perché secondo il giudice non si trovava in casa quando la madre puniva la figlia per la sua ribellione adolescenziale. Se i genitori ne faranno richiesta, la ragazzina potrebbe tornare a casa.
Anna Pedri
2 comments
una donna, specie una ragazzina, tiene molto alle chiome, sono parte della sua personalità. Rasarla a zero è stato come ucciderla dentro. Ma non è scorso il sangue… e poi era la loro “cultura”… e poi lei “raccontava bugie a casa” (fonte Repubblica-Bologna di ieri: perché diceva che si metteva il velo poi lo toglieva quando era fuori, per essere come tutte le altre ragazzine)… quindi…
Speriamo di no, povera creatura. E certo la violenza privata non è maltrattamento. per il giudice sono coccole