Roma, 6 feb – Sulle dimissioni di Raffaele Cantone da presidente dell’Anac si sta consumando un piccolo giallo. Dopo che la sinistra si è stracciata le vesti “accollando” la presunta decisione al governo gialloverde, si scopre – per bocca dello stesso numero uno dell’Anticorruzione – che non intende affatto dimettersi. Almeno per adesso.
Infatti il giallo non finisce qui. Sì, perché – lo ammette sempre lui – nei giorni scorsi Cantone ha presentato domanda al Csm per incarichi direttivi presso le procure della Repubblica di Perugia, Torre Annunziata e Frosinone.
Insomma, il presidente dell’Anac – vista la reazione spropositata dell’opposizione – ha voluto precisare come stanno le cose. Tuttavia resta il fatto che a quanto pare è reale la sua intenzione di lasciare l’incarico, visto che ha fatto domanda per andare altrove. Ma – ribadisce – “non ho alcuna intenzione di dimettermi, come riportato da alcuni organi di stampa, tanto più che l’esito della deliberazione del Csm non è affatto scontato“.
Comunque vuole parlarne quanto prima con Conte, Salvini e Bonafede. “Sapendo che i tempi del Consiglio superiore della magistratura non sarebbero stati brevi, era mia intenzione informare quanto prima gli esponenti dell’esecutivo con cui più intensa è stata la collaborazione istituzionale in questi mesi”, scrive Cantone nella nota che ha diffuso dopo la notizia riportata dai media delle sue dimissioni.
“Ieri sera, appena la notizia è divenuta di dominio pubblico, ho chiesto immediatamente appuntamento al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e della Giustizia, ai quali esporrò nei prossimi giorni le mie motivazioni”, aggiunge Cantone.
Nell’attesa di sapere se il Csm saprà soddisfare i desiderata del numero uno dell’Anac, fa specie constatare ancora una volta come la sinistra in men che non si dica abbia inscenato il solito piagnisteo: “Un Paese che perde un baluardo contro la corruzione come Raffaele Cantone è un paese sbagliato. La notizia del suo abbandono dell’incarico all’Anac rappresenta una perdita grave per tutto il Paese la cui responsabilità sta nel governo Conte”, aveva detto il piddino antifascista Emanuele Fiano.
Oggi, con la smentita di Cantone, abbiamo la prova provata che per Fiano e per tutta la sinistra sarebbe stato molto meglio tacere.
Adolfo Spezzaferro