Roma, 8 lug – C’è un leitmotiv che si ripete nella propaganda dei sostenitori dell’adozione omosessuale. Quello secondo il quale un orfano vivrebbe comunque più dignitosamente in casa di una coppia gay piuttosto che in un orfanatrofio. Argomento dai più considerato “definitivo”, in grado di mettere a tacere chi considera la maternità un valore imprescindibile per la nostra società. “Meglio una mamma finta che un assistente sociale vero”, è l’essenza del discorso. Che sarebbe discutibile anche se davvero in Italia esistesse una carenza di famiglie eterosessuali disposte ad adottare bambini.
Ma almeno nel nostro Paese il problema non sussiste proprio. In questo momento sessantamila italiani stanno aspettando di ottenere il via libera all’adozione di un bambino. Senza contare coloro che, delusi dalle inefficienze del sistema, si sono arresi ed hanno ritirato la richiesta. Una marea di aspiranti genitori, quindi, a fronte di una richiesta che raramente supera i millecinquecento “adottabili” l’anno. Il problema non sono quindi le richieste, ampiamente superiori alle necessità, ma il sistema che gestisce le adozioni: vecchio, inefficiente e selettivo al punto da scoraggiarle.
Basti pensare che, benché dovesse essere operativa già dal 2001, solo l’anno scorso il governo è riuscito a costituire una banca dati centrale, in grado di censire ed abbinare le richieste alle offerte.
Mentre molti dei database in possesso dei tribunali dei minori non sono neanche digitalizzati. Sul tema citiamo direttamente le parole di Marco Griffini, presidente dell’Associazione Ai. Bi. (Associazione Amici dei Bambini):
«Manca una banca dati nazionale che monitora il numero dei minori da dare in affido o in adozione. Il ‘buco’ è dei Tribunali dei Minorenni: su 29 sedi sparse lungo lo Stivale, solo 8 hanno una banca dati aggiornata e informatizzata che permette la tempestiva segnalazione e l’eventuale ‘incrocio’ con la futura famiglia adottiva o affidataria. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: per ogni bimbo dichiarato adottabile in Italia ci sono 20 coppie in attesa di adozione. Ecco perché, per le adozioni nazionali, è impossibile fare una stima dell’attesa. Potrebbe anche non finire mai»
Poi c’è il problema degli enti in grado di autorizzare un’adozione. In Germania ce ne sono 16, in Spagna 20. In Italia sono sessantasei, ognuno con le sue specificità e le sue carenze. Infine c’è la selettività con la quale i servizi sociali “scartano” i potenziali genitori. Soltanto nel 2011 si sono presentati in diecimila, e soltanto uno su dieci è riuscito ad ottenere un’autorizzazione.
Ad oggi il rapporto tra bambini adottabili e famiglie disposte ad accoglierli è di 1 a 20. E con questo semplice rapporto cade il mito dell’utilità sociale dell’adozione omosex. Ai fans del “mammo” rimane ben poco da difendere.
Francesco Benedetti
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