Bologna, 19 ago – Claudio Foti, padre e ideologo della onlus torinese Hansel e Gretel al centro dell’indagine Angeli e Demoni non era solo la mente dietro un perverso meccanismo ideologico che portava i servizi sociali della Val d’Enza ad affidare bimbi a famiglie non idonee ma “amiche”, bensì era anche a capo di un collaudato sistema economico fondato sul fatto che la sua Onlus usufruiva di appoggi e spazi pubblici senza partecipare ad alcuna gara e ciò permetteva un accumulo di capitali non indifferente.
“Psicoterapia su numero elevato minori”
Secondo quanto riporta il giornale La Verità, il giudice del Tribunale del riesame di Bologna, nell’ordinanza che contiene le motivazioni dei domiciliari imposti a Foti, sottolinea come lo stesso abbia “approfittato del suo ascendente per svolgere, per alcuni anni, psicoterapia su un numero elevato di minori, al fine di perseguire un ingente profitto economico, con parallelo danno per gli enti pubblici”. La notizia è stata ripresa anche da Il Giornale.
Il caso della bimba plagiata
Emerge, altresì, come una bambina seguita da Foti fino a novembre del 2018, sarebbe stata da lui plagiata per “far riaffiorare un passato abuso sessuale da parte del padre”. Foti avrebbe incontrato la ragazza circa incontrandola due volte a settimana per tre anni. Queste sedute del tutto inutili se non dannose sono proseguite anche quando la giovane era maggiorenne: a ogni incontro, naturalmente, soldi pubblici finivano nelle casse della onlus gestita da Foti.
Tariffe doppie rispetto a psicoterapeuti privati
Sempre secondo l’ordinanza emessa dal Tribunale del riesame, sarebbe evidente che Foti avesse, tra le altre cose, come fine quello di guadagnare da queste situazioni di disagio il più possibile. Nell’ordinanza si legge che ciò è “pacifico, poiché per ogni seduta il suo guadagno era di 135 euro, tariffa ben al di sopra e quasi doppia rispetto alla tariffa media di uno psicoterapeuta, pari a 70 euro”.
I locali de La Cura “gratuiti”
Quindi non solo incredibili danni alla psiche dei minori coinvolti, al benessere delle loro famiglie ma anche una gigantesca “perdita economica per l’ente pubblico e uno sviamento dei beni pubblici dal loro uso tipico, rappresentati dalla sostanziale concessione a soggetti privati dei locali de La Cura, immobile destinato a uso pubblico e per cui l’amministrazione pagava un canone di locazione, senza ricevere alcun contributo dagli psicoterapeuti privati che da soli la utilizzavano e che percepivano alte remunerazioni per ogni seduta di psicoterapia ivi svolta, tra l’altro interamente pagata da soggetti pubblici”. In pratica, un doppio guadagno.
I bilanci falsificati
Un meccanismo, quello messo in piedi da Foti e dal suo “cerchio magico” composto da politici compiacenti e personaggi al limite come Federica Anghinolfi, ben oleato e collaudato: “Gli affidatari venivano incaricati dai Servizi Sociali di accompagnare i bambini alle sedute private e di pagare le relative fatture a proprio nome”. Queste cifre venivano rimborsate, con una finta causale di pagamento, agli affidatari: con lo stesso metodo, venivano falsificati anche i bilanci dell’Unione Comuni della Val d’Enza. Le sedute di terapia in cui spesso i piccoli venivano plagiati, “venivano pagate dalla Asl con denaro destinato agli affidatari di minori bisognosi, senza che la reale destinazione del denaro fosse palesata”.
Danni da 200mila euro
Nelle carte della Procura di Reggio Emilia emerge come questi servizi “offerti” dalla Hansel e Gretel di Foti potevano essere forniti pubblicamente, attraverso l’Asl di Reggio Emilia che svolge questo servizio in maniera gratuita: il danno alla Pubblica amministrazione è stato quantificato in 200mila euro.
Legale di Foti: “Psicoterapeuta non sapeva”
Secondo il legale di Foti, il suo assistito era completamente all’oscuro di questo giro di soldi. I giudici non sono dello stesso avviso: basandosi su un precedente accaduto nel 2003, quando Foti “aveva formato una Srl per gestire la psicoterapia su larga scala, di cui lui era amministratore delegato, socio di maggioranza e diretto destinatario di ingenti somme elargite senza titolo dalla pubblica amministrazione per le prestazioni private camuffate da pubbliche a cui aveva preventivamente dichiarato che avrebbe rinunciato, ma aveva invece dato direttive alla segretaria per fissare le tariffe” ritengono che Foti abbia messo in atto in Val d’Enza lo stesso meccanismo.
Ilaria Paoletti
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