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Berlusconi: “Fieri di essere nel Ppe”. Ecco a voi il centrodestra “sovranista”

by Nicola Mattei
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Roma, 18 set – “Siamo molto fieri di essere rappresentanti in Italia della grande famiglia popolare europea. I suoi valori sono i nostri valori. Mi ci ritrovo sino alle virgole. Solo chi è nel Ppe vincerà le prossime elezioni in Ue“. Parole chiare, precise, quelle dette Silvio Berlusconi al convegno “L’Italia e l’Europa che vogliamo”, organizzato a Fiuggi dal presidente del parlamento Ue Antonio Tajani. Parole che suonano come un documento programmatico per quel raggruppamento di centrodestra che, da Lega Nord a Fratelli d’Italia, si appresta a correre alle prossime elezioni.

Impossibile però, per i due partiti che del sovranismo provano a fare marchio politico non fare i conti con quella Forza Italia che negli ultimi anni ha lavorato – va detto: con discreto successo – per diventare la pietra angolare del trio: “Alla Lega dico – ha messo in chiaro Berlusconi – che avremo sempre rispetto per le loro idee, ma la Lega sappia che il centrodestra l’abbiamo fatto noi e abbiamo sempre avuto il leader per realizzare il programma. Siamo noi che abbiamo portato al governo forze che erano sempre state escluse”. Ecco allora il secondo punto all’ordine del giorno: Forza Italia c’è e, dato che Lega e Fdi han deciso di non volerne fare a meno, intende contare parecchio. Non essere l’ago della bilancia, ma dettare i tempi come era fino all’ultimo governo prima del golpe che ha portato Mario Monti a Palazzo Chigi.

I tempi sono cambiati, si dirà. La “nuova” Alleanza Nazionale non ha più i numeri del passato, mentre la Lega corre per accaparrarsi i voi necessari a conquistare la leadership. Questione di poco conto: anche ammesso (ma Berlusconi accetterà mai un ruolo da comprimario?) che la coalizione si faccia a trazione Salvini, cosa resterà della componente sovranista o sedicente tale? Forza Italia in tal senso è stata molto chiara: noi siamo e saremo dalla parte del Ppe, quindi a rimorchio della Merkel. Tanto basta per essere sicuri che non sarà sufficiente un Claudio Borghi d’assalto al ministero dell’Economia per convincere Brunetta e sodali in merito a temi cruciali – ed apparentemente al primo posto nell’agenda della Lega e della Meloni – come quelle su euro e Unione Europea. Le quasi, siamo certi, non arriveranno nemmeno ad essere discusse.

Nicola Mattei

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