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Battisti: “Non ce la facevo più a scappare”. Si indaga su chi lo ha protetto

by Ludovica Colli
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Roma, 15 gen – “Non ce la facevo più a scappare“, così avrebbe detto il terrorista comunista pluriomicida Cesare Battisti mentre era a bordo dell’aereo che lo stava portando in Italia.

Una vera liberazione – riportano i media – io lo sapevo che era iniziato il conto alla rovescia e mi chiedevo quando sarebbe terminato. Ero stanco”. Sull’aereo per l’Italia l’ex membro dei Proletari armati per il comunismo ha dichiarato: “Sono colpevole, e su questo non si discute. Ma non sono colpevole di tutto quello che mi è stato addebitato. No, non lo sono”.

Poi già ieri il trasferimento nel carcere di massima sicurezza di Oristano-Massama. L’ex latitante ieri pomeriggio ha effettuato le normali procedure previste per ogni detenuto in arrivo: è stato visitato, poi schedato all’ufficio matricola e portato in cella, nella sezione AS2. Resterà in isolamento diurno per sei mesi.
Dopo 37 anni di latitanza, l’ergastolo senza benefici. Il cosiddetto “fine pena mai”.

Gli investigatori dal canto loro continuano a ricostruire i dettagli della fuga che dal Brasile lo ha portato a Santa Cruz de la Sierra dove è stato catturato sabato pomeriggio mentre camminava in stato di ubriachezza, barba finta e documento d’identità in tasca.
Obiettivo è scoprire chi fa parte della rete che per quasi due mesi lo ha protetto, incrociando dati, contatti, comunicazioni su Skype e Facebook, numeri di telefono e testimonianze raccolte dagli uomini sul campo.

La Procura di Milano è al lavoro per individuare chi lo ha aiutato nella lunga latitanza. Si seguono gli spostamenti dei cellulari sospetti. Per ricostruire i movimenti dei fiancheggiatori.

Tra le amicizie note del terrorista figurano l’ex parlamentare di sinistra Eduardo Suplicy e il sindacalista Magno de Carvalho, lo storico e scrittore Carlos Lungarzo e la sociologa Silvana Barolo. Oltre a diversi intellettuali, rappresentanti di associazioni di categoria e sindacati.

Intanto l’ex compagna di Battisti, Priscila Luana Pereira, parlando con il quotidiano brasiliano O Estado de Sao Paulo, auspica che “i difensori dei diritti umani chiederanno una riduzione della pena. Cesare è stato processato in contumacia e la sentenza è molto dura”. La donna, che vive a São José do Rio Preto con il figlio di cinque anni avuto da Battisti, spiega che “Cesare ha già problemi di età e di salute come l’epatite, devi prendere medicine. I prossimi passi devono garantire che non si ammali“.

La stessa donna, poco prima dell’arresto del terrorista, aveva detto di augurarsi che l’ex compagno fosse scappato in Bolivia per avere la protezione di Evo Morales. Ma invece il governo boliviano, dopo l’arresto, lo ha espulso immediatamente, consegnandolo alle autorità italiane.

Vincenzo Battisti, invece, è convinto che “se mio fratello parlasse, farebbe crollare la politica. Non hanno mai voluto che parlasse perché sono tutti compromessi”.
Poi l’accusa pesantissima: “Quello che mi dà più fastidio è che hanno sempre rotto a mio fratello, mentre i fascisti che hanno ammazzato e stanno in Brasile nessuno li cerca”. Infine l’attacco al vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini: “E’ un fascista, andasse ad arrestare i suoi amici in Brasile“.

Ludovica Colli

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