Roma, 17 ott – Dopo essere stato escluso temporaneamente da Instagram e Twitter, il rapper americano Kanye West ha annunciato di voler acquistare Parler, social network “alternativo” molto popolare fra i conservatori americani.
Il social network dei repubblicani: Parler
Sembra sempre più difficile trovare un social senza censure ed in cui si possa esprimere liberamente la propria opinione. Parler ha fatto del free speech uno dei propri cavalli di battaglia, finendo per diventare parecchio amato soprattutto fra i sostenitori dell’ex presidente Donald Trump. Fatto che la compagnia ha pagato duramente in occasione dei fatti di Capitol Hill, quando Google Play Store e l’App Store di Apple avevano tolto Parler dalle proprie piattaforme, e Amazon aveva rimosso il social dal proprio servizio di cloud hosting, Amazon Web Service, di fatto rendendolo offline. Tutto questo perché i trumpiani avrebbero usato proprio Parler per organizzare le proteste al Campidoglio.
I presunti tweet antisemiti di Kanye West
West e Parlement Technologies, la società che possiede Parler, hanno annunciato che l’acquisizione dovrebbe avvenire nel quarto trimestre, ma non è stato reso noto il valore della transazione. Il Ceo della società, George Farmer, ha dichiarato che “Ye [nome che West è solito usare sui social – ndr] sta facendo una mossa innovativa nello spazio della libertà di espressione e non dovrà mai temere di essere rimosso di nuovo da un social media”. Il rapper è noto per la sua vicinanza a Trump e di certo non si sottrae alle polemiche. Solamente qualche giorno fa aveva mandato in cortocircuito i soloni del politicamente corretto indossando una maglietta con la scritta “White lives matter” alla presentazione della propria collezione durante la settimana della moda di Parigi. Tornando ai motivi che hanno portato il rapper a comprare Parler, West era stato bannato temporaneamente da Twitter e Istagram per alcuni posti giudicati come “antisemiti”. A finire sotto accusa in particolare una frase che West aveva pubblicato su Twitter: “Chi credete abbia inventato la cancel culture?”.
Michele Iozzino