Roma, 15 apr – Tra déjà vu e la scontata ondata di quote rosa, benché in ruoli rigorosamente non esecutivi, è andata in onda la nomina dei manager che guideranno le aziende di Stato. I nostri gioielli, che hanno permesso negli ultimi mesi il rialzo in positivo della Borsa di Milano, e che producono ogni anno utili che si trasformano in importanti entrate per le casse statali. Ma per chi si aspettava grossi cambiamenti la delusione è stata incipiente sin dalle prime ore della giornata di ieri, allorquando i primi nomi avevano cominciato a circolare.
I nomi più vicini a Matteo Renzi e alla sua Fondazione Big Bang sono quelli dei Cda delle controllate. Così Luigi Zingales, economista renziano fin dai tempi delle Leopolde, entra nel Cda di Eni, dove troviamo anche Fabrizio Pagani, ex consigliere economico di Enrico Letta. Alberto Bianchi, anche lui della Fondazione renziana, entra a far parte del consiglio di amministrazione di Enel, mentre troviamo un finanziatore delle primarie vinte da Renzi nel Cda di Finmeccanica, trattasi di Fabrizio Landi. Alle Poste diventa consigliere di amministrazione Antonio Campo Dall’Orto altro finanziatore della Big Bang.
Insomma il nuovo che avanza in realtà è un ritorno al passato per Renzi che come di consueto si ferma ai proclami e agli slogan propagandistici. Quando c’è da guardare la realtà si torna alla cara e vecchia spartizione delle poltrone.
Guardando agli scranni più alti non possiamo non soffermarci sulla accessoria delle quote rosa. Ben 11 le donne per i consigli di Enel, Eni, Finmeccanica e Poste, tutte però con ruoli non operativi e quindi, con stipendi nettamente inferiori rispetto ai colleghi maschi. Ai presidenti delle società è stato fissato un tetto di 238 mila euro annui, anche in questo si ha la sensazione di deja vù: strumenti in mano al governo Renzi con i quali si dipingono quadri idilliaci e prospettive per un’Italia moralmente migliore.
Mauro Moretti, il manager 61enne di Ferrovie dello Stato che aveva rifiutato un taglio di stipendio, passa così alla guida di Finmeccanica e lo farà con un netto guadagno sulla busta paga che passerà dagli attuali 850mila euro annui ad un qualcosa che si aggirerà appena sotto i 2,2 milioni di euro percepiti dal suo predecessore (per le aziende di Stato quotate in borsa non valgono i tetti imposti da Renzi). L’ex sindacalista della Cgil si ritroverà a gestire la prima azienda della difesa del Paese e sarà affiancato da consiglieri come l’ex viceministro degli Esteri del governo Letta, Marta Dassù, il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa e l’avvocato Alessandro De Nicola, è un uomo ben noto alla sinistra che nel 2006, sotto il governo di Romano Prodi, gli aveva affidato l’incarico di risanare le Ferrovie. Delle vecchie nomine, l’unica conferma in Finmeccanica è quella del presidente Gianni De Gennaro.
Si apre invece un caso per l’incarico dato nel Cda di Poste a Luisa Todini attualmente anche consigliere di amministrazione di Rai. “So solo che non c’è incompatibilità, ma l’opportunità verrà valutata in tempi rapidi” ha detto a caldo all’Ansa lei stessa. La Todini dovrà affiancarsi a Francesco Caio, nominato amministratore delegato di Poste, azienda in ballo con la quotazione in Borsa e il salvataggio di Alitalia siglato dal governo Letta.
Emma Marcegaglia si appresta invece a divenire presidente di Eni affiancata da consiglieri come l’ex presidente del Banco di Sicilia e vicepresidente di Alitalia in quanto patron del fondo Equinox, Salvatore Mancuso e l’economista Luigi Zingales. La Marcegaglia, dopo la discussa presidenza di Confindustria ha non pochi problemi da risolvere: la sicurezza all’interno della sua omonima azienda dove lo scorso 8 aprile un dipendente ha trovato la morte a seguito di un incidente, e i problemi fiscali che già in passato avevano visto un’inchiesta per evasione patteggiata dal fratello a 11 mesi di pena oltre alla restituzione di 6 milioni di euro allo Stato.
Ma è la figura di Claudio De Scalzi, che sostituisce Paolo Scaroni alla guida di Eni a lasciare una speranza di continuità per l’azienda energetica italiana. De Scalzi, cresciuto all’interno di Eni è stato anche capo del settore esplorazione del Cane a sei zampe che, giova ricordarlo, lo scorso anno ha prodotto un utile netto di 10 miliardi di dollari.
In attesa della conferma di Catia Bastioli per la presidenza del gestore della rete elettrica Terna che è di competenza della Cassa Depositi e Prestiti, l’elenco delle principali quote rosa si chiude poi con Maria Patrizia Grieco indicata dal governo per l’Enel alla cui guida è stato posto Francesco Starace, ingegnere nucleare, già numero uno della controllata per le rinnovabili Enel Green Power.
Resta aperta la poltrona di Ferrovie dello Stato per la quale Graziano Delrio ha promesso una nomina in tempi stretti e sarà quasi scontata una girandola di nomine anche all’interno della tv di Stato.
Giuseppe Maneggio
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