Roma, 16 apr – Se uno di mestiere facesse il cacciatore di bufale seguendo la vicenda siriana certamente non andrebbe disoccupato, e nemmeno precario visto l’attivismo dei ribelli democratici a sostenere quello delle cancellerie occidentali (non tutte per la verità, solo quelle degli “stati guida”, stile URSS anni ’60/’80 con le sue famose gite in carro armato oltreconfine). Protagonisti dell’ennesima gita in bombardiere sulla Siria di qualche giorno fa sono USA, Gran Bretagna e Francia, la “Ue” si è prontamente allineata per bocca dell’Alto Rappresentante Mogherini, l‘Italia al solito galleggia volendo ubbidire a tutti ma senza darlo a vedere: non si può “rischiare” una ritorsione degli alleati magari sulle amatissime banche o sugli interessi di qualche prima tessera per mostrare atteggiamenti “sovranisti” che non fanno più parte della nostra collocazione sia occidentale che nella Ue. “Usi obbedir tacendo…”.
Quello che ci compete al solito è un minimo di analisi tecnica sull’attacco coi gas a Duma che ha scatenato la “ritorsione” di USA/GB/Francia, a dire che se questo attacco non fosse avvenuto la ritorsione non ci sarebbe stata. E poiché gli esperti dell’OPAC (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, sigla OPAC, o anche OPCW dall’inglese Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons) sono giunti in Siria solo oggi 15 aprile. Ovvero 8 giorni dopo i fatti e 3 giorni dopo la “ritorsione”. E’ naturale domandarsi su quali prove questa ritorsione è stata fatta, visto che ancora si deve accertare che sia avvenuto realmente e non sia invece una sceneggiata organizzata dai ribelli democratici come già fatto l’anno scorso a Khan Shaykhun. La “prova” in mano alle potenze occidentali sono alcune immagini che mostrano l’ordigno caricato col gas e alcuni video coi soliti bambini lavati con la canna dell’acqua per “decontaminarli” (almeno stavolta non abbiamo il dubbio che li abbiano uccisi per fare la sceneggiata, dubbio più che legittimo per Khan Shaykhun). Poi ci sarebbero altre “prove” dichiarate dal premier francese Macron ma che non possono essere divulgate perché “segrete” (questa delle prove segrete è una novità in assoluto, roba da farsi incriminare per oltraggio alla Corte in qualsiasi Tribunale)
Vediamo quindi le “prove” esibite dai ribelli democratici: l’ordigno. Viene mostrato A) un pavimento sfondato attraverso cui l’ordigno e precipitato in una stanza, B) un letto matrimoniale con sopra l’ordigno e un ribelle democratico con maschera antigas, C) un primo piano dell’ordigno sul letto. Diciamo che non ci serve altro.
– In immagine 1 il soffitto sfondato mostra il piano superiore, quindi l’ordigno avrebbe come minimo attraversato il tetto, il sottotetto e un pavimento.
– In immagine 2 si vede chiaramente che la stanza con l’ordigno posato delicatamente sul letto non è la stessa del tetto sfondato, già si vede la fake news.
– In immagine 3 abbiamo un primo piano dell’ordigno che ci conferma la fake news. Si tratta di una bombola per gas industriale (azoto, ossigeno etc) mascherata da “ordigno chimico”: – sulla parte anteriore dell’ordigno vediamo un cappello di lamiera che avrebbe attraversato tetto, sottotetto e un pavimento senza minimamente danneggiarsi: nemmeno la più piccola ammaccatura.
– il cappello di lamiera è saldato a bandelle metalliche, anche queste avrebbero resistito intatte all’attraversamento dell’edificio.
– al centro della bombola si vede una sorta di fascetta metallica saldata sulle bandelle e serrata con un bulloncino da ferramenta, anche questo passato indenne attraverso l’edificio.
– sulla parte posteriore e saldate alle bandelle metalliche si vedono delle alette di lamierino da meno di un mm, in funzione di “governali” dell’ordigno, anche queste avrebbero attraversato l’edificio senza nemmeno piegarsi.
– sulla bandella in primo piano si vedono quelli che dovrebbero essere i due “attacchi” coi quali l’ordigno andrebbe attaccato sotto al jet siriano che lo avrebbe sganciato. Penoso.
– infine è patetico il polistirolo espanso sfrucugliato sul letto a simulare i detriti caduti dal tetto. (Oh, poi rimettete tutto a posto – avrà detto il padron di casa – sennò poi mia moglie chi la sente!)
Diciamo quindi ovviamente che la fattura dell’ordigno è da fabbro di paese, e la scena è semplicemente “ridicola”. Ma in base a questa scena assunta come “prova” il famoso Occidente ha lanciato 103 missili da crociera “rapidi ed infallibili”, schierando allo scopo un complesso militare di portaerei, incrociatori, cacciatorpediniere, jet militari, sommergibili, AWACS, sistemi da guerra elettronica, satelliti di sorveglianza, piloti, logistica… etc. etc.
Risultato: 3 feriti siriani e un paio di edifici demoliti. E si, perché avendo consegnato alla Russia la mappa degli obiettivi questi ovviamente hanno provveduto a far sgomberare gli edifici e prepararsi a fare il tiro al tacchino coi Tomahwak “rapidi ed infallibili”, abbattendone una settantina su 103 e mandando fuori bersaglio quasi tutti gli altri che hanno prodotto inutili buche per terra (per i fatti di Khan Shaykhun di 54 Tomahwak solo 1 (uno!) raggiunse il bersaglio, svelando ai Dottor Stranamore del Pentagono che il Sukhoi 30 col suo radar Look Down-Shoot Down, il suo missile AA-10 Alamo e i sistemi da guerra elettronica terrestri Krasukha-4 gli avevano tolto la superiorità tecnologica. Per l’amor del cielo, i Tomahwak “rapidi ed infallibili” vanno benissimo per battersi efficacemente contro il Sudan, l’Alto Volta o la Sierra Leone. Non più contro gli alleati della Russia. Brutta sorpresa, di valenza simile a quando nel 1982 gli israeliani introdussero le “corazze reattive” sui carri armati rendendo di colpo obsolete quasi tutti i missili controcarro occidentali basati sulla carica cava.
E’ con gran pena che si può pensare ai militari che smuovono le armate modernissime e potentissime dovendo chinare il capo di fronte a una bombola di azoto malamente maschera da ordigno bellico, ma bisogna prendere atto che adesso “l’occidente” è questo, che si fa costruire il casus belli dai tagliagole sinceramente democratici e da un fabbro di Duma. Almeno noi italiani nel 1912 volendo strappare tre province all’Impero Ottomano (Cirenaica, Tripolitania e Fezzan) non siamo andati a cercare i fabbri locali, cantavamo orgogliosamente “Tripoli, bel suol d’amor, sarai italiana al rombo del cannon!” Del cannon! Eravamo più sinceri.
Luigi Di Stefano