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Assange, il Regno Unito chiede garanzie sull’estradizione

by Michele Iozzino
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Roma, 26 mar – Juliane Assange non sarà estradato negli Stati Uniti. O, almeno, non ancora. Un tribunale del Regno Unito ha deciso che il giornalista non potrà essere consegnato alle carceri americane senza garanzie sul suo trattamento.

La decisione del tribunale britannico

Nonostante la spada di Damocle dell’estradizione pesi ancora su Assange, la decisione dell’Alta Corte britannica apre qualche spiraglio per il fondatore di Wikileaks. Il giornalista è da cinque anni in carcere nel Regno Unito e su di lui grava la pesantissima accusa da parte degli Stati Uniti di aver violato l’Espionage Act, per cui rischia addirittura fino a 175 anni di carcere. Dopo che erano state respinte in primo grado, i giudici di secondo grado Victoria Sharp e Adam Johnson hanno in parte accolto le istanze di difesa presentate da Assange. I giudici hanno chiesto alle autorità statunitensi di fornire alcune precise rassicurazioni. Prima fra tutte la possibilità che il giornalista faccia affidamento al Primo Emendamento della costituzione americana, il quale protegge la libertà di parola; poi che non sia pregiudicato durante il processo o la sentenza a causa della sua nazionalità australiana; e, infine, che in caso di condanna venga esclusa la pena di morte.

Le possibilità per Assange

Tuttavia i giudici hanno respinto alcune importanti istanze della richiesta di appello, comprese quelle riguardanti il fatto che Assange sia perseguitato a causa delle opinioni politiche. La prossima udienza è fissata per il 20 maggio e avrà lo scopo di stabilire se gli Stati Uniti avranno dato le garanzie richieste oppure no. Nel caso in cui le autorità americane non dovessero dare soddisfacenti rassicurazioni, la Corte accetterà la richiesta di appello di Assange e comincerà un nuovo processo nel Regno Unito. Se invece gli Stati Uniti dovessero fornire le garanzie richieste, al giornalista non rimarrebbe che fare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, eventualità che potrebbe mettere in pausa il processo di estradizione.

Michele Iozzino

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