Roma, 9 dic – Alitalia è vicina alla chiusura dell’aumento di capitale. Entro i prossimi giorni potrebbero infatti essere raggiunti gli impegni per il versamento dei 225 milioni a seguito dei quali, con l’intervento di Poste Italiane, si arriverà alla cifra di 300 milioni complessivi.
Il raggiungimento della cifra prevista non era tuttavia scontato. Fino alla scorsa settimana, infatti, i soci della compagnia di bandiera avevano versato soli 86.5 milioni. Di fronte alla mancata partecipazione di Air France, gli istituti bancari Intesa San Paolo e UniCredit si sono poi fatti garanti di ulteriori 100 milioni. La quota restante è destinata ora ad essere coperta da più sottoscrittori. Anzitutto Roberto Colaninno che, attraverso la holding Immsi, arrotonderà la propria quota con un versamento di 8 milioni, oltre ai 13 di quota-parte già versati. In secondo luogo a partecipare sarà anche Antonio Percassi, proprietario della squadra di calcio dell’Atalanta, che contribuirà con 15 milioni. «Ho pensato fosse una buona opportunità e anche un modo per sostenere il nostro Paese con la sua più importante infrastruttura in un momento di difficoltà generale che verrà presto superata», ha dichiarato il presidente della società orobica.
Insieme ad impegni di altri piccoli soci, Poste Italiane potrà così intervenire. La sua partecipazione era infatti vincolata al raggiungimento di 225 milioni di aumento di capitale, o quanto meno il massimo sforzo verso quell’obiettivo che sembra oggi a portata di mano. Se però in origine, stante l’ipotesi che tutti i soci –transalpini compresi– partecipassero sulla base delle loro quote attuali, Poste Italiane poteva diventare il socio di maggioranza relativa, in virtù degli ultimi movimenti sembra che il gruppo postale dovrà accontentarsi di una posizione da comprimario. Oltre alle garanzie sull’inoptato, infatti, Banca Intesa è soggetto finanziatore delle operazioni sia di Percassi che dell’ulteriore sforzo di Colannino. L’istituto bancario torinese potrà così svolgere la parte del leone. Corsi e ricorsi storici, nella misura in cui su proprio la banca torinese a tessere le fila del primo “salvataggio” della compagnia aerea e non sembra così avere intenzione di lasciare facilmente la presa.
Filippo Burla