Roma, 22 mar – Gli scafisti fanno campagne di marketing presso i clandestini. “Offrono” dei veri pacchetti “viaggio” e differenti soluzioni economiche. Come se stessero vendendo una gita di piacere. Dalle chat tra trafficanti e “merce umana” che continuano a venire fuori, si apprendono informazioni agghiaccianti che forse sorprendono anche chi, non sprovveduto, ha sempre pensato che i viaggi non fossero esattamente improvvisati come la propaganda immigrazionista vuole far credere.
I “negozi online” via chat degli scafisti per i clandestini
Due barchini in partenza “questa settimana” a 2000 dinari a testa (circa 600 euro), con partenza prevista mercoledì notte. Ma ci sono anche gli extra, nella fattispecie i giubbotti di salvataggio e le camere d’aria, che il trafficante rintracciato nella chat vende a 120 e 35 dinari l’uno, 35 e 10 euro. Le chat, come si scopre, sono in realtà un vero e proprio “negozio online” dove si vende di tutto, anche le stanze da affittare per dormire prima della traversata. Poi ci sono le comunicazioni sulle tempistiche. Nell’ultima chat scovata si parla della giornata di giovedì, contando il tempo buono sia sulle coste libiche che su quelle di Lampedusa, con un laconico “l’ora è suonata”, accompagnato anche da un invito ad occupare gli ultimi posti disponibili a bordo. “Ancora tre persone per completare l’organico”, si legge.
Marketing d’assalto
Quello degli scafisti verso i clandestini è puro marketing. Esattamente come quello che viviamo tutti i giorni da normalissimi cittadini, ma in un contesto che di normale non ha proprio nulla, dal momento che conduce nelle spirali della morte che, poi, sfociano in tragedie come quella di Cutro. Ma comunque, di quello si tratta. C’è anzi una vera “concorrenza” fra le proposte di viaggio, dove ogni scafista e trafficante cerca di rendere la sua proposta più allettante di quella altrui. C’è chi chiede anticipi, chi il saldo solo alla partenza: “Non devi pagare nulla fino al giorno del lancio”, si legge in una delle chat. Poi le raccomandazioni di tenere i telefoni spenti per evitare intercettazioni (ne rimane acceso sempre uno soltanto per orientarsi), mentre la posizione di partenza non viene quasi mai comunicata con anticipo. Secondo una testimonianza “Si guarda la posizione dei poliziotti, poi scegliamo il miglior punto di lancio”. E poi via, verso le coste italiane: come sempre.
Alberto Celletti