Roma, 14 dic – Che politica e talent show si stiano sempre più confondendo è chiaro a tutti: se al posto di Renzi ci fosse stato Alessandro Cattelan, sul palco della Leopolda, chi avrebbe notato la differenza? Quello che, tuttavia, si è sempre pensato è che il fenomeno fosse una derivazione del berlusconismo e che potesse attecchire solo nella sinistra berlusconizzata. La sinistra colta, poetizzante e socialmente impegnata alla Nichi Vendola no, quella era un’altra cosa. E invece… Sul suo profilo facebook, il governatore pugliese era silente da un po’. Silenzio interrotto ieri per mettere questo status:
“X Factor è senz’altro il miglior spettacolo televisivo che si sia visto negli ultimi decenni. Il dibattito tra i giudici della gara è più frizzante e intelligente di tanti talk-show politici. Dinanzi a quelle voci, a quelle scenografie e a quella evoluzione televisiva, il Festival di Sanremo appare come un evento del Paleolitico. Quest’anno il palcoscenico davvero fantasmagorico di X Factor ha ospitato talenti straordinari, tra i quali ha spiccato, per la potenza vocale e la maturità espressiva, un figlio di Bari, Giosada. Io non amo la retorica localistica e le piccole patrie, però mi ha fatto un certo effetto alla fine vedere ragazzi del Sud guadagnare la finale. E questo pugliese verace scalare la vetta più alta”.
Ecco, quindi, cosa intendeva Nichi quando metteva in ogni commento politico la parola “narrazione”: la retorica da talent show. Quel misto di empatia, un briciolo di vissuto personale strappalacrime, l’attesa messianica della grande “opportunità”, il culto sfrenato del successo e della fama, la lotta per primeggiare a esclusione degli altri. Sarà, Nichi, ma a noi tutto questo sembra individualismo liberale infiocchettato, puro distillato di capitalismo giusto un po’ umanizzato. Basta il fatto che a vincere sia stato un corregionale per tessere l’elogio di una cosa così? La modernità della sinistra è questo, quindi? Le battute di Cattelan anziché il tono ingessato di Carlo Conti?
Ma del resto la cosa non deve stupire, basta vedere la piega che ha preso la pagina facebook di Sinistra, ecologia e libertà: un guazzabuglio adolescenziale e impolitico di prese in giro a Salvini o a CasaPound, qualche storia lacrimevole sul povero disgraziato di turno, ovviamente rigorosamente straniero, deliranti sfoghi personali di mezze figure intellettuali come il Saverio Tommasi di turno. Il clou lo si è forse raggiunto con lo sproloquio in cui Alessandro Gilioli raccontava di come si diverte a girare le calamite del Duce al negozio dei cinesi sotto casa. Insomma, la pagina facebook del partito che esprime il presidente della Camera come il blog di un sedicenne. Del resto non furono proprio quelli di Sel, a Roma, a fare manifesti ufficiali del partito listati a lutto quando morì Steve Jobs, recentemente glorificato pure da Banksy? Multinazionali, reality show e incontinenza da social network: qualcuno spieghi loro che non basta essere gay per essere di sinistra.
Giorgio Nigra