Roma, 21 lug – Stamattina la sezione atti normativi del Consiglio di Stato presieduta da Franco Frattini ha approvato il decreto sui registri per le unioni civili. Il via libera consentirà a tutti gli ufficiali di Stato civile di celebrare le unioni con rito civile anche tra persone dello stesso sesso. L’allargamento a tutti gli ufficiali di Stato civile (sindaci, assessori, commissari prefettizi, impiegati di ruolo del comune, segretari comunali, etc. etc.) è stato un escamotage per ovviare all’obiezione di coscienza dei sindaci, in particolare quelli leghisti che si erano decisamente opposti all’ipotesi paventata dal decreto approvato oggi.
“Con il parere sul decreto Unioni Civili stamane il Consiglio di Stato accende la luce su un diritto. Un provvedimento -quello sulle Unioni Civili- di cui vi era assoluta urgenza che, con il nostro parere, oggi può essere adottato immediatamente”, ha affermato il presidente della sezione Atti Normativi del Consiglio di Stato, Franco Frattini. Avete capito bene, per Frattini, già Ministro degli Esteri del II e del IV governo Berlusconi, vi era assoluta urgenza nell’approvare il provvedimento. Certo, mica le urgenze in Italia sono il lavoro, le delocalizzazioni delle industrie, lo squilibrio della tassazione, i continui sbarchi di calndestini sulle nostra coste e, magari, il tasso di detanalità fra i più alti nella storia del nostro paese…
Non solo, Frattini rincara entusiasta la dose: “se il governo si muovesse subito, ragionevolmente prima di Ferragosto potranno essere celebrate le prime unioni gay in Italia. “Noi auspichiamo – continua Frattini- che il governo faccia presto. Si tratta di un provvedimento di cui c’era assolutamente urgenza e che con il nostro parete oggi può essere eseguito immediatamente e consente a chi ha già presentato domanda ai comuni di avviare il procedimento”. Come a dire, “venghino signori venghino, accorrete numerosi”, che alla festa delle unioni gay c’è spazio. E’ lo spazio del vuoto lasciato dal distacco tra la classe politica dirigente e i cittadini, è lo spazio riempito con quel surrogato sentimentalista che chiamano “diritti” e che Marx criticava aspramente in quanto considerati “fiore all’occhiello” esclusivo della borghesia.
Aurelio Pagani