Trento, 1 feb – Ha avuto rilevanza nazionale il servizio lanciato dal programma Fuori dal Coro, condotto da Mario Giordano su Rete 4, riguardante la prenotazione delle visite mediche (nel caso in questione terapie riabilitative) che sarebbero state incredibilmente negate ai pazienti non vaccinati. Lo scandalo è montato dapprima da parte dei più famosi politici anti green pass, ma in seguito le decisioni di questi ospedali di non curare i non vaccinati sono state condannate anche dai politici pro-vax.
Naturalmente i suddetti centri medici hanno tentato fino in fondo di giustificarsi e di smentire quanto affermato nel servizio di Fuori dal Coro per evitare di dover spiegare comportamenti che altrimenti – se confermati – sarebbero discriminatori e contrari al giuramento di Ippocrate. Nella notte, intanto, CasaPound ha affrontato lo scandalo affiggendo presso gli ospedali e le cliniche del Trentino oggetto dell’inchiesta, alcuni striscioni recanti la scritta “la salute (non) è uguale per tutti” rimarcando come, in seguito a due anni di pandemia si è arrivati a livelli di discriminazione al limite dalla disumanità: alla faccia del “ne usciremo migliori”.
La protesta di CasaPound
“Il protocollo che sembra emergere dal servizio della trasmissione di Mario Giordano – si legge nella nota di CasaPound – è preoccupante perché scava un solco di discriminazione tra pazienti vaccinati e non vaccinati come se il diritto alla salute possa essere precluso a qualcuno”.
“Questa denuncia non è che l’ennesima riprova del clima sovietico creatosi in questi mesi di restrizioni e certificazioni che di fatto ha portato una fetta di popolazione ad essere ingiustamente attaccata e dileggiata per una scelta che ad ora rimane volontaria”, scrive ancora Cpi. “Ci hanno ripetuto per mesi che ne saremmo usciti migliori ma è chiaro ormai che il senso di comunità e solidarietà ha lasciato il posto alla discriminazione e alla disuguaglianza di Stato”.
Aron Biasiolli
1 commento
L’ infame estremismo diagnostico non può ammettere contestazioni terapeutiche, ovviamente. Questione cultural-monetaria.