Roma, 9 apr – Togliere la cittadinanza a Benito Mussolini. E’ il nuovo trend in voga nella amministrazioni di centrosinistra italiane. Dopo la votazione torinese di alcuni giorni fa, a breve sarà la volta di Ronchi e di Pisa.
Non è un caso che a procedere alla “revoca” siano per lo più maggioranze speranzose di gettare così nel proprio elettorato storico fumo negli occhi che possa per un po’ oscurare la vista della cattiva amministrazione. Si pensi appunto alla città della Mole, dove Sindaco e Giunta sono stati più volte contestati apertamente anche dal proprio elettorato di riferimento.
Certo, qualcuno anche tra gli antifà più agguerriti si sarà chiesto perché solo ora, perché lo ‘scempio’ della cittadinanza onoraria a Sua Eccellenza non sia stato rimosso prima dalle solerti amministrazioni di città governate dalla sinistra da quasi settant’anni. Non si è stati abbastanza vigili? Si è permesso che il Duce potesse fregiarsi per decenni della cittadinanza di città medagliadoroargentobronzo (ogni città ne accampa una, anche quando nonostante siano state distribuite a piene mani è così sfigata da non avere nemmeno quella di latta) della Resistenza?
Il motivo è tanto logico quanto banale, ma loro non ci arrivano comunque. Come ebbe a sottolineare il costituzionalista Paolo Armaroli quando nel 2009 la cittadinanza a Mussolini venne revocata dal Comune di Firenze, semplicemente “quando un uomo muore, smette di essere un cittadino, anche se onorario”. E già.
“Se la città di Firenze – proseguiva Armaroli – ha decretato solo ora la perdita della cittadinanza onoraria – ha anche implicitamente decretato, in barba a legge e buonsenso, che il Duce è stato cittadino onorario post mortem per oltre sessant’anni. Restando nel paradosso, il Comune ha approvato per queste ragioni una delibera di fatto fascistissima”.
L’esempio vale ovviamente anche per Torino, Pisa, Ronchi,e le prossime città candidate. Che violentando la legge e approvando la revoca di una cittadinanza scaduta alla morte del beneficiario, hanno di fatto implicitamente regalato la cittadinanza della loro città a Mussolini, unico in Italia, per quasi settant’anni dopo la sua morte.
Cittadinanze postume delle quali, ci viene da pensare vista la lucidità dei suoi amministratori del dopoguerra, il Duce avrebbe probabilmente fatto volentieri a meno.
Cristiano Coccanari