Roma, 21 lug – Altro che migliori, sono sempre i peggiori quelli che se ne vanno. Speranza di non vedervi più, perché nessuno scenderà in piazza adesso per invocare la permanenza al governo di Draghi e della pattuglia di ministri più dannosi della storia politica italiana. Da Brunetta a Di Maio, passando per Lamorgese e Speranza, alzi la mano chi avrà nostalgia di questi volti, della loro protervia, della loro insipienza, della loro tristezza. Non ci sarebbe neppure bisogno di darsi ai sondaggi, perché la verità è che nessuno avrà nostalgia di questi signori, nessuno piangerà per la loro ingloriosa fine politica.
Nessuno, proprio nessuno, si strapperà i capelli non potendo più subire le imposizioni ipocondriache di Speranza, tantomeno rimpiangerà il ministro degli Esteri più incapace e inutile di sempre. E c’è forse qualcuno che si commuoverà ripensando all’invisibile Lamorgese o all’arroganza di Brunetta? Suvvia, la caduta di questi ministri di per sé è un’ottima notizia per la gran parte degli italiani. Non serviranno avvilenti appelli di sindaci e di qualche associazione di categoria orfana dello status quo per far cambiare idea ai cittadini, stufi di sentirsi bacchettati da questi personaggi.
Senza Speranza
Ci mancheranno al massimo i meme scherzosi, la facile ironia social, l’inevitabile sarcasmo di fronte alle uscite di cotanti membri di un governo fallimentare. Eppure, al netto della sacrosanta goduria e di qualche bottiglia di Chianti stappata all’uopo, la farsa continuerà. L’Italia è una nazione da tempo commissariata e sospettiamo che la mossa di Draghi, ovvero la sua invettiva contro Lega e M5S, fosse calcolata. Sapeva che leghisti e grillini non avrebbero potuto accettare di proseguire un percorso con lui, dopo la messa in discussione di alcune loro battaglie storiche. L’ex presidente della Bce, uomo incensato da omnia media correct e dal gotha internazionale, sa bene che l’inverno sta arrivando. E sarà un inverno decisamente rigido, dopo un autunno caldissimo. Rischiamo seriamente un dramma economico ed energetico, da cui Draghi è volentieri scappato senza assumersi la responsabilità della manovre dettate in sede Ue. E’ probabile di conseguenza che abbia deciso di passare la palla avvelenata al prossimo governo.
Eugenio Palazzini