Roma, 2 ott – La Giunta per le immunità del Senato ha dato il via libera al sequestro del computer del leghista Armando Siri, ex sottosegretario ai Trasporti, con 13 voti favorevoli e 8 contrari. La richiesta è partita dal tribunale di Milano e il sì della Giunta dovrà essere confermato dall’Aula di Palazzo Madama. Nel corso della votazione sul sequestro del computer di Siri la maggioranza giallofucsia ha votato compatta per il sì. Contraria l’opposizione: hanno votato no al sequestro i senatori della Lega, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. La Giunta ha poi incardinato la richiesta, sempre del Tribunale di Milano, del sequestro di un telefono cellulare in uso ad un collaboratore di Siri. Il senatore leghista è indagato per autoriciclaggio a causa di un prestito ottenuto da un istituto bancario di San Marino.
L’inchiesta
Secondo il Tribunale del Riesame di Milano si tratterebbe di “somme di provenienza delittuosa utilizzate per investimenti economici con il preciso intento di dissimularne l’origine”. Durante le perquisizioni nell’ambito dell’inchiesta sono stati trovati due pc riferibili all’esponente leghista, sul cui sequestro appunto si è espressa oggi la Giunta per le autorizzazioni del Senato. Il Riesame, invece, si è espresso sul finanziamento a Siri per acquistare una palazzina a Bresso, in provincia Milano. Siri è anche indagato per corruzione dalla Procura di Roma: avrebbe ricevuto 30mila euro da Paolo Arata, l’ex deputato di Forza Italia poi in affari con Vito Nicastri, condannato ieri a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ludovica Colli