Roma, 24 mag – “Al momento escludo sicuramente norme per l’obbligo di vaccinazione anti-Covid“, parola del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. “Non ne abbiamo discusso e non è un’ipotesi su tavolo. Non ci sono obblighi per la popolazione generale. L’unico è previsto, come noto, per il personale sanitario“, ribadisce Sileri nel corso della trasmissione 24Mattino su Radio 24. In questi giorni si è fatto un gran parlare dell’obbligatorietà del vaccino per raggiungere l’obiettivo di immunizzare il 75% della popolazione. Ipotesi non percorribile senza una legge ad hoc che rispetti i dettami della Costituzione e che ora viene smentita dal sottosegretario.
Sileri: “Vaccino? Dobbiamo scovare gli 80enni che non l’hanno ancora fatto”
“Si va avanti. Ed è giusto fare gli open day per la vaccinazione anti-Covid, per vaccinare quante più persone, di qualunque fascia di età. E’ chiaro che dobbiamo andare a scovare gli 80enni che non hanno avuto accesso e non sono riusciti a prenotare il vaccino e, quindi portare loro il vaccino anche a domicilio. Così come serve invogliare, quanto più possibile, le persone over 60 a fare la vaccinazione”, ribadise Sileri.
Nessun obbligo, ma il governo spinge a fare il vaccino per il green pass
Tuttavia, se non c’è l’obbligo da parte del governo è indubbia la pressione a far vaccinare la popolazione. Non a caso ora molti esponenti dell’esecutivo – così come gli esperti e i consulenti allineati con Palazzo Chigi – stanno spingendo per far sì che i cittadini facciano il vaccino per ottenere il green pass. La certificazione che apre tutte le porte, dai concerti ai matrimoni, dagli stadi alle località di villeggiatura. Lo stesso Sileri chiarisce che “è vero che sono previsti” anche “l’avvenuta guarigione e il tampone, ma se poi non ci si vaccina si rischia di dovere fare, per alcune attività, un tampone ogni 48 ore. Un green pass che consente di fare praticamente tutto e di certificare che sei lontano dal virus è un ottimo incentivo per la vaccinazione”, suggerisce.
“Terza dose? Verosimile che dovrà essere fatta”
Anche il sottosegretario alla Salute, come il coordinatore del Cts Locatelli, fa presente che molto probabilmente servirà una terza dose di vaccino. “Il peggio è alle nostre spalle – sottolinea – ma fuori completamente non siamo. Andremo avanti così, con le vaccinazioni, per tutto il 2021. Forse un richiamo? E’ verosimile che dovrà essere fatto, poi vedremo di quale vaccino, ma non possiamo esserne fuori fino a quando esiste qualche Paese nel mondo dove ci sono ancora centinaia e centinaia di morti” per Covid-19. “Non è un problema isolato dell’Italia – chiarisce -. E’ Italia, Europa e mondo intero. Se passerà tutto il 2021, almeno per l’Italia, per dire che ‘finalmente è alle nostre spalle, è un ricordo’, ci vorrà tutto il 2022 per il resto del mondo”. E’ la previsione del sottosegretario.
“La variante indiana non mi preoccupa, ecco perché”
In conclusione, Sileri minimizza sugli allarmismi che si scatenano all’insorgere di ogni nuova variante del virus. “La variante indiana non mi preoccupa, per due ragioni – spiega -. La prima è che non c’è prova che eluda i vaccini e la seconda, più generale, è che la ricerca ha fatto passi da gigante creando vaccini sicuri ed efficaci. Anche se emergesse una variante in grado di eluderli parzialmente, saremmo in grado di rispondere. Magari dovremmo rallentare l’avanzata contro il virus, ma, visto che i vaccini possono essere modulari e modificabili, vinceremmo anche su questa eventuale variante. Direi che il peggio è davvero alle spalle”, conclude con tono ottimistico.
Adolfo Spezzaferro
4 comments
Dal Codice di Norimberga: Non si può sottoporre qualcuno ad un trattamento sperimentale, senza che questi ne abbia dato il consenso. Ci sono cose che non si conoscono perchè le conseguenze a lungo termine non sono note. Ovvero: non è possibile, al momento, prevedere danni a lunga distanza.
Nessuno conosce le conseguenze a lungo termine. Aggiungiamo la dichiarazione di Helsinki che è la base di tutti i comportamenti medici in tutto il mondo, la dichiarazione dell’Unesco che a sua volta prevede un consenso informato senza parlare di altri trattati.
Il green pass è gia una forma di obbligo-coercizione, non vai alla festa se non ti vaccini.. oppure paghi un tampone ogni 48 ore(chi ha i soldi?). La gente, come al solito, non ha ancora capito bene i ricatti.. quando saranno più chiari, scommetto che la situazione scoppierà… prima o poi. Senza contare che moltissimi, possono andarsene all’estero dove non ci sono queste limitazioni. In Svezia nemmeno la mascherina! Con il costo di un solo tampone fanno un viaggio internazionale, vivono in un altro paese.. consumano in un altro paese.. Non ci vuole tanto.
Stiano attenti con i ricatti.. che prima o poi gli torneranno indietro.
[…] Il green pass, anche detto “Certificato verde digitale” sarà un documento sanitario comune a tutti gli Stati membri che servirà a dimostrare l’avvenuta vaccinazione contro il Covid-19, la testata negatività da tampone o la guarigione dal virus. L’Unione Europea ha avviato l’iniziativa ma col caso Ryanair (che potrebbe essere seguita a ruota da molteplici linee low cost che hanno subito un vero tracollo a causa del Covid) è evidente che non è un’ipotesi che entusiasma tutti i cittadini dell’Europa, tantomeno le aziende… […]
[…] chi non è vaccinato (tutti i governi Ue puntano sulla campagna vaccinale, Italia compresa) né guarito, resta il test, che viene certificato dal green pass e così riconosciuto anche […]