Roma, 19 dic – La Camera dei Deputati ha, con 373 no a fronte dei soli 129 sì, respinto la mozione di sfiducia presentata dal Movimento Cinque Stelle contro il ministro Maria Elena Boschi. La mozione pentastellata traeva la sua origine dalle vicende che vedono la titolare del dicastero – insieme alla sua famiglia – coinvolta nella vicenda di Banca Etruria. Non sono evidentemente bastati le migliaia di risparmiatori truffati dai funzionari dell’istituto e che hanno visto i propri risparmi andare in fumo.
La maggioranza di governo ha fatto quadrato attorno alla Boschi, che nel suo discorso di difesa ha usato parole forti: “Sono orgogliosa di far parte di un governo che esprime un concetto molto semplice: chi sbaglia deve pagare, chiunque sia, senza differenze e favoritismi. Se mio padre ha sbagliato deve pagare. Non c’è spazio per doppie misure e favoritismi”.
Altrettanto dure le parole del capogruppo Cinque Stelle, Alessandro Di Battista: “La Boschi ha un conflitto di interessi grande non come una casa, ma come una banca tutelata dall’intervento del governo”, ha tuonato. “Lei – ha continuato Di Battista – è il punto d’intermediazione tra la banca e suo padre, non ci interessa il quantitativo ma la problematica politica. Un ministro deve essere al di sopra di ogni sospetto e lei non lo è. Il fatto che non fosse presente ai consigli dei ministri dove sono stati assunti provvedimenti in materia di banche avvalora il suo conflitto d’interessi e non la protegge”. Toni che non rispecchiano l’errore di fondo dei grillini, che hanno proposto la mozione alla Camera dove Pd e maggioranza hanno numeri schiaccianti e non al Senato, dove invece i margini sono più risicati. Ha forse giocato a (s)favore il recente accordo in odore di inciucio sulla nomina dei giudici della corte costituzionale?
L’opportunità, da parte della Boschi, di dimettersi o meno, passa però in secondo piano quando si guarda alle dinamiche della minoranza del centrodestra redivivo post manifestazione di Bologna. Forza Italia ha, infatti, su imput di Berlusconi, deciso di uscire dall’aula al momento della votazione, spaccando il già poco nutrito schieramento delle opposizioni. Una decisione dalla quale aveva messo in guardia, in mattinata, Matteo Salvini: “Se Forza Italia non vota la sfiducia al governo, ci incazziamo e ci sarà da rivedere tutto, anche la coalizione Lega-Fi-Fdi per le amministrative“, aveva avvertito il leader della Lega parlando da Mosca. “Al vertice di Arcore – ha continuato Salvini – abbiamo fatto un documento comune in cui ci impegnavamo tutti a votare mozioni di sfiducia nei confronti del governo. Abbiamo detto che avremmo votato sia quelle individuali, sia quelle collegiali”. Più cauti invece da Fratelli d’Italia: “Se Forza Italia non dovesse votare la sfiducia al governo in Senato, anche se dubito accada, questo comprometterebbe parecchio delle nostre alleanze”, ha spiegato Giorgia Meloni, riferendosi alla mozione contro il governo (e non individuale contro la Boschi) prevista per gennaio.
Roberto Derta