Roma, 29 nov – Ambiente, capitolo integrazione, violenza sulle donne. Non c’è tema caldo del dibattito politico sul quale la sinistra non giochi d’anticipo rispetto alla destra. Imponendo le sue parole d’ordine e lo schema ideologico che ne consegue. Da una parte – le attuali forze di maggioranza, se vogliamo metterla sul bipolarismo – si pecca troppo spesso di mancato coraggio. Dall’altra, al contrario, l’estremismo (come ben sappiamo cosa ben diversa dalla radicalità) porta i padroni del discorso ad una visione parziale, faziosa e distorta delle cose.
Raccontare un’altra realtà
Prendiamo l’esempio – data la strettissima attualità dell’argomento, la ricorrenza era il 25 novembre – della violenza sulle donne. Non contenti di aver trasformato già da diverso tempo la giornata internazionale dedicata alla sensibilizzazione sul tema in quella “dell’odio contro l’uomo bianco eterosessuale”, in queste ore gli integralisti del politicamente corretto sono riusciti ad andare oltre.
Pensiamo alla giornalista di Rai 3 che nel corso di un non meglio precisato processo al patriarcato (Agorà Weekend il nome della trasmissione) ha chiesto a Gino Cecchettin «Cosa dobbiamo fare perché figli così, maschi e bianchi, ce ne siano di meno?». Oppure a Repubblica, impegnata nel fact checking sulla correlazione tra violenze sessuali ed immigrazione. “Sono più i reati commessi dagli italiani, ma non sono denunciati” fanno sapere da Via Cristoforo Colombo, basandosi su un’ovvietà statistica (gli stranieri rappresentano il 9% della popolazione) e dati che nessuno può elaborare. E che dire dell’attore e regista – ma evidentemente anche professore – Edoardo Leo? Qualche giorno fa sul La7 (da Parenzo a “L’aria che tira”) dibattendo con Francesco Giubilei, dopo averci ricordato – così, a caso – che molti conti correnti in Italia sono intestati a uomini, ha affermato: «Dire che il patriarcato non esiste e che c’è l’Islam significa proprio non leggere i numeri». “Lezione” addirittura l’ha definita il Fatto Quotidiano.
Peccato che le cifre ufficiali, invece, ci portano in un’altra direzione. Lo dicono i dati dell’Istat e del Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale (anno 2023): la propensione al reato di violenza sessuale degli extracomunitari regolari è 4 volte superiore rispetto a quella degli italiani. Proporzione che oltretutto si impenna se poi guardiamo quanto stimato su chi si trova irregolarmente sul territorio italiano.
Violenza sulle donne, l’autogol della regione Emilia-Romagna
I toni si alzano e qualche allocco che ci casca si trova sempre. Con conseguenze che arrivano al surreale, come la scritta transfemminista apparsa sui muri di Roma “dead men don’t rape” (gli uomini morti non stuprano).
Ma pensiamo anche alla campagna “Se te lo dice è violenza” della regione Emilia-Romagna. Un manifesto al mese, per tutto il 2024, nella maggiori città del territorio per “per contrastare la violenza contro le donne, iniziando dalle parole”. Nei fatti però – basta fare il giro dei social – l’operazione educativa è stata trasformata in un meme. Perché alla fine, a furia di generalizzare e mistificare la realtà – è già successo con le mode ambientaliste – il risultato è sempre lo stesso: l’aver screditato sacrosante battaglie che dovrebbero essere (davvero) bipartisan.
Cesare Ordelaffi