Roma, 4 feb – Partiamo da un presupposto: con ogni probabilità Mario Draghi troverà la sua maggioranza, presumibilmente ampia, che gli consentirà di formare un governo piuttosto stabile. E tuttavia, nonostante la benedizione di Mattarella, non è detto che si riescano a trovare tutti gli incastri. Come emerge dai calcoli fatti in proposito, Draghi ha bisogno della fiducia di almeno uno tra M5S e Lega. Sono infatti questi due partiti l’ago della bilancia nella formazione del nuovo governo. In altri termini, una coalizione composta da Pd, Leu, Italia viva e Forza Italia (ossia quelli che senz’altro appoggeranno l’ex governatore della Bce), non basterebbe a consegnare a Draghi la maggioranza.
La variabile impazzita
Certo, stiamo parlando di un’ipotesi remota, ma non si tratta affatto di fantapolitica. Per quanto riguarda la Lega, sebbene Salvini abbia più volte espresso apprezzamenti per Draghi, ha però anche detto chiaro e tondo che la «via maestra rimangono le elezioni». Insomma, un’eventuale fiducia del Carroccio a Draghi ci sarebbe solo a determinate condizioni. Ma in realtà tutto ruota attorno alla decisione che prenderanno i grillini, che sono la vera variabile impazzita nella vicenda. Sia Vito Crimi che Beppe Grillo ieri sono stati categorici: il M5S non appoggerà Draghi. Naturalmente, tutti sappiamo che la parola di un grillino vale più o meno zero, ma i venti di scissione non si placano, e anzi sarà proprio il voto di fiducia a Draghi il banco di prova decisivo per la tenuta del movimento.
Che succede se Draghi non trova la maggioranza?
Ribadiamolo: con ogni probabilità Draghi avrà la sua maggioranza, incassando l’appoggio dei pentastellati e forse la sola astensione della Lega. Ma l’esito della vicenda, appunto, non è scontato. Tant’è che – come spiega Libero – Mattarella sarebbe ben cosciente della situazione e avrebbe già un piano B. Qualora Draghi fallisse, al capo dello Stato non resterebbe altro che formare un governo a tempo. L’idea sarebbe cioè quella di «conferire un incarico a Cartabia o Lamorgese – due donne, la prima ex presidente della Consulta, la seconda ministro dell’Interno – per un esecutivo elettorale con le urne a giugno». Ipotesi remota, certo, ma ormai abbiamo imparato che, quando ci sono di mezzo i 5 Stelle, può succedere veramente di tutto.
Elena Sempione
1 commento
questo Draghi è nè più nè meno che un Monti bis,ossia come far fallire di fatto il nostro Paese pensando ai mercati anzichè alla economia reale,che a causa del primo ebbe un tonfo tremendo.
spero davvero che un salvini ed una meloni NON facciano votare questo signore magari per PAURA di vincere le eventuali elezioni e dover governare un Paese in difficoltà inaudita.
a proposito,il centrodestra alle ultime politiche aveva preso circa QUATTRO MILIONI di voti in più rispetto ai pelosi del centrosinistra…
giusto per capire di cosa stiamo parlando al capitolo DEMOCRAZIA.
quindi non solo hanno governato i FALLITI del PD pur avendo clamorosamente “toppato” le ultime elezioni.
ma adesso si ricorre ad un “tecnico” pur in presenza di un dato di fatto politico inconfutabile:
se non si fanno votare di nuovo i cittadini,l’unica soluzione politica che rispetti il precedente voto dei cittadini non può che chiamarsi centrodestra.