Roma, 27 feb – È tempo di bilanci dopo i risultati delle elezioni in Sardegna. A vincere è stata la candidata del Movimento 5 Stelle Alessandra Todde, espressione del campo largo di Giuseppe Conte ed Elly Schlein. Un successo che dall’altra sembrerebbe togliere certezze al centrodestra e al governo di Giorgia Meloni. Ma al di là dei battibecchi dei partiti, quello che davvero emerge è il ritorno di quella specie di mostro a due teste post-ideologico che è il bipolarismo.
Cosa dicono i risultati delle elezioni in Sardegna
Quella di Todde è stata una vittoria di misura, decisa per poche migliaia di voti, a lungo l’esito degli scrutini è apparso incerto e più che mai aperto. La sinistra, che non riusciva a strappare una regione alla destra addirittura dal 2015, festeggia e legge il risultato alla luce della politica nazionale, in altre parole come una bocciatura dell’attuale governo. Ad esempio, Conte si è lanciato in un’accusa alla leader di Fratelli d’Italia: “Non si vince sempre con l’arroganza di chi – come Meloni – impone i candidati al territorio e si limita a salire sui palchi per i suoi monologhi pieni di false promesse, senza neppure confrontarsi con i cittadini, senza neppure fermarsi ad ascoltare i loro problemi”. Proprio quest’ultima si era imposta a favore della candidatura di Paolo Truzzo al posto dell’uscente Christian Solinas, sostenuto invece dalla Lega. Anzi, all’interno del centrodestra si assiste a un tiro incrociato tra chi incolpa Truzzo di essere stato un candidato perdente (ha preso meno voti rispetto alle liste e soprattutto ha perso a Cagliare dove è sindaco) e chi invece accusa Solinas per la sua gestione del governo regionale nei cinque anni precedenti. Lo stesso Truzzo, però, assicura che le dinamiche decisive siano state quelle locali: “Non sono state elezioni influenzate da fattori nazionali e il dato che lo prova è il risultato di Cagliari che, più che votare Todde, ha votato contro di me”.
Il bipolarismo e lo svuotamento della politica
In ogni caso l’equilibrio tra Todde e Truzzo, con il terzo incomodo Pasquale Soru rimasto fuori dai giochi e dal consiglio regionale non avendo superato la soglia di sbarramento al 10%, ci restituisce un dato importante: a vincere in Sardegna è stato il bipolarismo. Ma, per quanto possa sembrare controintuitivo, una maggiore polarizzazione non significa un aumento dell’offerta politica, piuttosto avviene il contrario. Un po’ come nel ventennio berlusconiano, senza però il peso ingombrante del personaggio e dei suoi guai giudiziari, destra e sinistra tendono ad assomigliarsi sempre più, dividendosi su questioni marginali. Possiamo prendere a titolo di esempio il riferimento di Todde appena insediatasi ai fatti di Pisa: “Sono felice che i sardi si siano ricordati della loro storia e abbiano risposto ai manganelli con le matite”. Una vicenda quest’ultima che sta dividendo in due l’opinione pubblica, ma la cui dialettica politica nasconde solo dinamiche di potere. La sinistra, sotto i cui governi non sono state lesinate di certo manganellate, vede in ciò solamente un modo per polemizzare con il governo, ma non discute i contenuti della protesta, ovvero una posizione filo-palestinese all’interno del conflitto a Gaza, che anzi vengono marginalizzati da tutti i principali attori politici e non trovano una vera rappresentanza in nessuno dei due schieramenti.
Michele Iozzino