Roma, 30 ott – Avere fatto in luogo di non avere fatto, diceva un poeta americano nato esattamente 130 anni fa, non è vanità. Giova ricordarlo, nel giorno in cui, oltre al compleanno di Ezra Pound, si assiste agli arresti proditori di alcune delle persone che, in suo nome, combattono oggi la lotta all’eterno mostro, all’usura dalle cento teste.
Del meccanismo dell’usura fa parte a pieno titolo, fra mille altri traffici non sempre legali, anche quello di esseri umani. Sì, proprio quello che “rende più della droga”, come spiegava, in un’intercettazione ormai famosa, un noto esponente democratico ed equosolidale. Si capisce, allora, la reazione rabbiosa che oggi si è abbattuta contro alcuni italiani che, non arrendendosi al caos organizzato per far piacere all’usura, hanno cercato di opporsi al traffico di carne umana.
Gli arresti degli esponenti di CasaPound Italia per i fatti dello scorso 17 luglio sono del resto squisitamente politici. Tutto, è politico, nel blitz di stamattina: dalla immediata fuga di notizie in direzione della solita stampa molto ben informata sui fatti, agli stessi provvedimenti cautelari (sei arresti domiciliari e tre obblighi di forma), che non si capisce bene a quale esigenza rispondano: inquinamento delle prove? Non si capisce come. Pericolo di fuga? Ma perché delle persone che hanno un lavoro, una famiglia, dei figli anche piccolissimi, che fanno politica alla luce del sole, dovrebbero fuggire, senza peraltro averlo già fatto nei tre mesi successivi a quegli scontri?
Resta solo la possibile motivazione della reiterazione del reato. Che forse può essere la causa vera di questi arresti, ma in un senso ben preciso, che può essere letto così: la grande spartizione basata sul business dell’accoglienza non è finita. Sono in arrivo altri “profughi” e stavolta lo Stato non vuole oppositori, non vuole proteste, non vuole barricate.
Si tratta di neutralizzare la rivolta di popolo, che in altri quartieri di Roma è pronta a scoppiare (pensiamo al Tiburtino III).
Sarebbe peraltro interessante capire chi fossero quei “rifugiati” il cui arrivo CasaPound e i residenti di San Nicola volevano impedire. È stato mai appurato il loro status? E se si scoprisse che rifugiati non lo erano? Se si appurasse che erano persone entrate illegalmente in Italia? Sarebbe davvero surreale se gli arresti di oggi fossero stati compiuti contro persone che stavano indirettamente tentando di evitare il compimento di un reato.
C’è poi un altro risvolto puramente politico, della vicenda. Può trattarsi, in qualche modo, di un avvertimento a Salvini. Le felpe, gli status di facebook, le sfuriate in tv sono ok, ma guai a fare sul serio. Guai a mettere le idee nelle azioni, come diceva sempre Pound.
Questi arresti sono quindi un messaggio al leader leghista affinché scelga la via della moderazione e si guardi bene dal dare seguito sul territorio ai suoi proclami. E lui, che di intelligenza politica ne ha da vendere, lo avrà sicuramente già capito. Bisogna solo capire che strada sceglierà di intraprendere, fermo restando che “l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare”.
Adriano Scianca
2 comments
Esatto. Questi sono veri e propri arresti “preventivi” , nel senso che funzionano come monito per chi volesse contestare il business dei clandestini a Roma e piu’ in alto per Salvini a non farsi condizionare in senso radicale. E fanno il paio con l’arrivo di Berlusconi a Bologna per ri-cementare il vecchio carrozzone neodestro. Tutto torna .
Salvini alza solo polvere ma è politicamente correttissimo, chi lo ha sentito nel suo comizio a Torino, avrà fatto caso a quando ha affermato che i 500.000 mila immigrati che vivono in Veneto sono tutta brava gente perchè lavorano e sono regolari, ltro che paura di sostituzione di popolo, alla Lega basta avere manodopera a basso costo, basta che non dia disturbo.