Washington, 17 apr – Se il carburante necessario per traghettarci fuori dalla crisi fossero le chiacchiere, Matteo Renzi ci avrebbe già portato nel Paese del Bengodi. Quando poi è sui grandi palcoscenici, la verve retorica del premier si esalta.
È il caso del suo intervento alla Georgetown University, a Washington:
“L’Italia – dice – è tornata, finalmente siamo fuori dalla recessione. Ma con le riforme possiamo addirittura avere un ruolo leader nei prossimi vent’anni, possiamo diventare una speranza per il resto d’Europa: abbiamo fatto la riforma delle pensioni e quella del lavoro, siamo la seconda potenza industriale del continente e abbiamo da offrire la nostra eccellenza non solo nella cucina, nel design, nella moda o l’artigianato, ma anche nell’ingegneria come mi ha detto anche il capo della General Electric: formate molti dei migliori ingegneri del mondo”.
Il rettore dell’ateneo dà del presidente del Consiglio un ritratto decisamente pop, presentandolo come un politico innovatore, fan di “House of Cards” e pazzo per il calcio, Renzi ovviamente sta al gioco (“ho appena sentito che perso nella coppa europea con la Dinamo Kiev, dolore atroce”, commenta; in realtà la Fiorentina pareggerà nei minuti di recupero).
Non poteva mancare il capitolo riforme istituzionali. Renzi fa il galletto: “In Italia prima ci sono le elezioni e solo dopo si decide il premier… ci sarebbe da piangere ma io ho deciso di cambiare”. Parole curiose in bocca a uno che è diventato premier sfruttando esattamente questo meccanismo e non certo presentandosi agli elettori come candidato premier.
Poi arriva la leccata a Obama, che Renzi vedrà oggi alla Casa Bianca: “La presidenza Obama davanti alla crisi più terribile dalla seconda guerra mondiale ha investito in un nuovo sogno americano. L’Ue ha perso quest’occasione perché il suo focus non è stato sull’idea di crescita. Ad ogni consiglio Ue dico la stessa cosa ma non capisco perchè gli americani ci riescano e noi no. Obama è assolutamente un modello per questa visione”.
Allora siamo a cavallo…
Giorgio Nigra