Roma, 30 mag – Le elezioni regionali di domenica rappresentano un banco di prova importante. Non solo per l’esecutivo, con il Pd che cerca una (improbabile) riconferma all’exploit delle europee dello scorso anno. A giocarsi la partita è è anche il centrodestra, ancora alla ricerca di un leader e della quadratura del cerchio. Una quadra che potrebbe arrivare al termine dello spoglio delle schede.
“Se prendo più voti di Forza Italia, il leader del centrodestra sono io“, ha già messo in chiaro Matteo Salvini, sicuro della riconferma di Zaia e del fatto che la Lega in molte regioni è destinata a superare -in alcuni casi con largo scarto- i consensi accordati al partito di Berlusconi. Resta ancora da vedere come andrà la prima esperienza dello “sbarco” leghista al sud, dove la lista di Noi con Salvini è presente in Puglia a sostegno di Adriana Poli Bortone.
Dal canto suo, invece, Berlusconi continua a fare il gioco delle tre carte. Se Salvini mostra un piglio decisionista, l’ex cavaliere divaga fra pulsioni di una seconda vera e propria “discesa in campo” e preparazione di una successione che -è l’impressione- più tardi si avrà e più danni produrrà a quello che una volta era il primo partito d’Italia. “Sono sicuro che Matteo Salvini farà parte della grande casa dei moderati -ha detto- guidati da una leader che non potrà chiamarsi Silvio Berlusconi che resterà in campo magari come capo nobile“.
Un modo elegante, quello del presidente del Milan, per dire tutto e niente allo stesso tempo, anche perché non più tardi di ieri non ha mancato una stilettata al segretario del Carroccio: “Salvini fa benissimo campagna elettorale ma con i suoi toni esasperati non risolve il problema. Sono metodi buoni solo per prendere voti ma non per trovare una soluzione”. Parole a cui Salvini non ha mancato di rispondere a stretto giro: “Berlusconi si faccia due passi a Padova o a Verona: dove la Lega ha governato e governa questi problemi non ci sono”.
Filippo Burla