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Piacenza, la censura antifascista colpisce ancora: ecco il bollino dei “buoni”

by Patrizio Podestà
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Roma, 23 gen – È ufficiale: da oggi, anche a Piacenza arriva il bollino antifascista. Per organizzare qualsiasi evento in una sala comunale si dovrà sottoscrivere una – citiamo – “apposita dichiarazione a favore della Costituzione e contro atteggiamenti di espressione fascista, razzista, sessista tipici delle ideologie assolutiste e totalitarie”. La decisione è stata presa oggi, ma ha radici pregresse. A seguito del polverone sollevatosi nel 2019 quando, l’ex leader di Avanguardia nazionale Stefano Delle Chiaie, venne invitato per un evento ospitato nella sala comunale. Ma la Procura della città annullò l’evento per “motivi di ordine pubblico”.

Il precedente del 2019

Stando ai quotidiani locali “Libertà”, “Piacenza24” e “IlPiacenza”, la giunta cittadina – a guida Pd – ha deliberato un nuovo regolamento per per disciplinare l’utilizzo di spazi e l’ottenimento di patrocini concessi dal Comune. Il provvedimento include un “bollino antifascista” da parte di “privati cittadini, enti comitati e associazioni ne facciano richiesta per la promozione di iniziative”. 

Il rinnovo del detto regolamento era atteso da tempo, visto che il vigente risaliva al 2011 ed era stato rivisto nel 2016. Giusto recentemente, il gruppo consiliare di opposizione di estrema sinistra Alternativa per Piacenza, aveva reintrodotto nel dibattito questo provvedimento con un ordine del giorno in consiglio.

Il precedente in questione scoppiò nel 2019. Ovvero quando Delle Chiaie venne invitato a Piacenza dal Circolo Culturale “Nicola Bombacci“ per una conferenza alla “Casa delle associazioni”. Uno spazio gestito, appunto, dal Comune. A seguito di un polverone sollevato dalle sigle e dalle associazioni antifasciste locali, l’appuntamento era stato in seguito stroncato dalla Prefettura. Mentre la giunta di centrodestra allora guidata dal sindaco civico Patrizia Barbieri, si prodigò per un intervento rimasto però senza seguito. 

Piacenza e il ricatto antifascista

A Piacenza il fantomatico “bollino antifascista” per la concessione degli spazi comunali era un punto programmatico della coalizione di centrosinistra che, nel 2022, portò l’attuale sindaco Katia Tarasconi al governo di Palazzo Mercanti.

Un vero e proprio sputo in faccia alla libertà di pensiero. Un ricatto sulla parola richiesto dall’isterico fronte antifascista. Il quale, a Piacenza come in tante altre città italiane, al posto di gestire le innumerevoli problematiche di sicurezza, qualità della vita e decoro urbano – in cui la Primogenita è una delle città cadute più in basso stando agli ultimi indici – si occupa di censurare chi non intenda sottrarsi a questa vera e propria professione di fede. 

La reazione social

I commenti divertiti e irrisori dei piacentini non si sono fatti attendere. Sotto le pagine social dei quotidiani locali precedentemente citati, sono stati innumerevoli le reazioni goliardiche dei cittadini. Il bollino in questione, infatti, non è una generica condanna di “ideologie totalitarie”, ma si riferisce espressamente al Fascismo. Curioso, come in una città che da 80 anni è esule in patria a livello politico nella propria regione, sia arrivato anche questo provvedimento. Carta straccia dunque. Ma un colpo di coda da parte di un’accozzaglia di centrosinistra che, sia localmente che a livello nazionale, può aggrapparsi solo a questi argomenti per continuare a “fare politica”.

Patrizio Podestà

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