L’orazione introduttiva tenuta da Draghi sul panfilo Britannia è stata sempre oggetto di dibattito. Un dibattito che, tuttavia, è stato spesso inquinato da tesi complottiste e teorie a dir poco fantasiose. I toni cospirazionisti, oltre a rendere più complicata la discussione, hanno peraltro contribuito a suscitare una reazione uguale e contraria della controparte: per i «professionisti dell’informazione» sembra quasi che quel summit non abbia mai avuto luogo, o che comunque fosse poco più di una festicciola estiva. Eppure, semplicemente entrando in un’emeroteca, ci si accorge subito che l’importanza di quell’evento era avvertita già dagli osservatori dell’epoca. A onor del vero, è da dire che la nascita di tante esagerazioni è stata propiziata anche dalla segretezza imposta ai partecipanti dagli organizzatori del convegno: una circostanza che non mancò di diventare materia di alcune interrogazioni parlamentari, tra cui quella molto dura di Antonio Parlato (Msi) nel marzo 1993. Ad ogni modo, il 22 gennaio 2020, il Fatto Quotidiano ha finalmente divulgato il testo del discorso di Draghi, poi diffusosi a macchia d’olio in Rete. Si tratta di un documento che merita senz’altro un posto di primo piano nella tormentata storia della Repubblica italiana.
Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di giugno 2022
Il discorso di Draghi sul Britannia
Signore e signori, cari amici, desidero anzitutto congratularmi con l’Ambasciata Britannica e gli Invisibili Britannici per la loro superba ospitalità. Tenere questo incontro su questa nave è di per sé un esempio di privatizzazione di un fantastico bene pubblico.
Durante gli ultimi quindici mesi, molto è stato detto sulla privatizzazione dell’economia italiana. Alcuni progressi sono stati fatti, nel promuovere la vendita di alcune banche possedute dallo Stato ad altre istituzioni cripto-pubbliche, e per questo la maggior parte del merito va a Guido Carli, ministro del Tesoro. Ma, per quanto riguarda le vendite reali delle maggiori aziende pubbliche al settore privato, è stato fatto poco. Non deve sorprendere, perché un’ampia privatizzazione è una grande – direi straordinaria – decisione politica, che scuote le fondamenta dell’ordine socio-economico, riscrive confini tra pubblico e privato che non sono stati messi in discussione per quasi cinquant’anni, induce un ampio processo di deregolamentazione, indebolisce un sistema economico in cui i sussidi alle famiglie e alle imprese hanno ancora un ruolo importante. In altre parole, la decisione sulla privatizzazione è un’importante decisione politica che va oltre le decisioni sui singoli enti da privatizzare. Pertanto, può essere presa solo da…