Roma, 10 feb – Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è recato presso la Foiba di Basovizza a Trieste, oggi monumento nazionale, per celebrare il Giorno del Ricordo. Insieme a Meloni i ministri Tajani, Sangiuliano, Abodi e Cipriani, oltre al presidente della Regione Friuli-Venezia-Giulia Fedriga e il sindaco di Trieste Dipiazza.
Il discorso a Basovizza di Giorgia Meloni
Nel suo discorso Meloni ha esordito ricordando: “Sono venuta diverse volte nella mia vita qui a Basovizza a rendere omaggio a questo sacrario e ogni volta me ne sono andata con qualcosa di più nel cuore, è un luogo del cuore che dona sempre qualcosa di prezioso, una immagine, una emozione una storia da raccontare al ritorno a casa”. E rimarca con orgoglio: “Sono venuta qui da ragazza quando lo facevano in pochi e farlo significava essere additati, accusati, isolati. E sono tornata da adulta a celebrare finalmente quel Giorno del Ricordo che spazzava via una volta per tutte la congiura del silenzio che per imperdonabili decenni aveva avvolto la tragedia delle foibe e il dramma dell’esodo nell’oblio dell’indifferenza”. Un dovere del ricordo che si impone ancora adesso: “Torno qui oggi con qualche ruga in più e con responsabilità sulle spalle che da ragazza non avrei mai immaginato che un giorno avrei avuto. E torno per assumermi un impegno solenne e cioè fare la mia parte perché venga trasmesso ai nostri figli quel testimone del ricordo che voi con la vostra tenacia e il vostro coraggio, il vostro orgoglio avete consentito che ci venisse consegnato perché i nostri figli a loro volta lo trasmettano ai nostri nipoti affinché la memoria di ciò che è accaduto, in barba a chi avrebbe voluto nasconderlo per sempre, non svanisca invece mai”.
“Siamo qui a chiedere ancora perdono a nome delle istituzioni di questa Repubblica per il colpevole silenzio”
Il presidente del Consiglio ha proseguito citando Mazzini: “Uno dei padri della nostra nazione, Giuseppe Mazzini, diceva che la patria è la famiglia del cuore: allora voi, che quella patria avete difeso e costruito, siete la nostra famiglia. Siete madri e padri, sorelle e fratelli, nonni, zii, cugini e i vostri ricordi sono i nostri ricordi. Le vostre lacrime sono le nostre lacrime, le vostre storie sono le nostre storie”. Oltre la testimonianza e il ricordo dei nostri connazionali, Meloni si è rivolta contro la complicità delle istituzioni e della politica dell’epoca: “Siamo qui a chiedere ancora perdono a nome delle istituzioni di questa Repubblica per il colpevole silenzio che per decenni ha avvolto le vicende del nostro confine orientale e per rendere omaggio a tutti gli istriani i giuliano-dalmati per rimanere italiani decisero di lasciare tutto, case, beni, terreni per restare con l’unica cosa che i comunisti titini non potevano togliere loro e cioè l’identità”. Ha poi citato gli sforzi del proprio governo per tenere viva la memoria delle Foibe e dell’Esodo con iniziative come il Museo del Ricordo che sorgerà a Roma e il Treno del Ricordo. Infine, il riferimento alla legge n. 92/2004, di cui ricorre il primo ventennale, con cui fu istituito il Giorno del Ricordo: “È grazie a quella legge se il fiume carsico del ricordo è emerso in superficie, ha intercettato affluenti, è diventato forte, impetuoso, e oggi risplende in tutta la sua bellezza alla luce del sole. Una luce che nessun tentativo riduzionista, negazionista o giustificazionista di quella tragedia, che spesso ancora riemerge, potrà mai oscurare”.
Michele Iozzino