Da una parte c’è l’europeismo ideale, fatto di buoni sentimenti, inclusione, onestà, regole comuni, conti virtuosi, solidarietà. Poi però, dall’altra parte, c’è l’europeismo reale, fatto di furbetti, paradisi fiscali, sperequazioni sociali, egoismi, censura del pensiero non allineato, prepotenze di ogni ordine e grado. E orge Erasmus, ovviamente, tanto per non farsi mancare un po’ di brio nella grigia Europa dei burocrati.
Rubagalline a dodici stelle
È così che funziona nell’Europa reale: tutti che parlano di trasparenza e «diritti umani», ma poi, a casa della vicepresidente dell’Europarlamento, vengono misteriosamente trovati sacchi pieni zeppi di contante (ben 750mila euro, mica bruscolini). È quanto successo alla greca Eva Kaili, che è peraltro in buona compagnia: insieme all’avvenente pasionaria socialista del Pasok (che l’ha espulsa in tronco), sono stati colti con le mani nella marmellata anche l’eurodeputato italo-belga Marc Tarabella (ennesimo Carneade che si fece un nome sparando a zero contro Salvini), nonché i «nostri» Antonio Panzeri (ex Pd e Cgil), Francesco Giorgi (assistente parlamentare dem e marito della Kaili), oltre a Niccolò Figà-Talamanca, appartenente alla Ong boniniana (e quindi sorosiana) No peace without justice.
Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di gennaio 2023
Tutti questi galantuomini – più la gentildonna Kaili – sono indagati dalle autorità belghe con un’accusa molto grave: aver preso mazzette dal Qatar per parlar bene dei Mondiali di calcio, e quindi influenzare il resto delle istituzioni di Bruxelles su un tema molto sentito. Naturalmente, se c’è stato davvero un illecito, sarà la magistratura a stabilirlo. Eppure, farsi beccare con il malloppo in casa non lascia presagire nulla di buono. E il fatto che gli inquisiti siano stati subito giubilati dai propri partiti non depone certo a favore della loro presunta innocenza.
L’Europa e il mercato dei bimbi
Mentre gli eurocrati si stanno affannando a parlare di «mele marce» all’interno di un frutteto altrimenti lindo e pinto, il contesto è comunque avvilente: in politica internazionale, l’Unione europea vale quanto il due di coppe quando regna denari, mentre i bisogni più urgenti dei cittadini vengono sistematicamente disattesi. Invece di occuparsi seriamente del carovita, tanto per dirne una, le istituzioni brussellesi sembrano in tutt’altre faccende affaccendate. Un esempio concreto? Imporre ovunque, con le buone o con le cattive, l’ideologia gender e l’agenda delle lobby Lgbt.
Solito complottismo di qualche omofobo invasato? Non proprio. Poco prima di Natale, infatti, i generosi Santa Claus di Bruxelles ci hanno confezionato due bei regali da mettere sotto l’albero. Ad aprire le danze è stata la Corte europea dei diritti umani, che non ha esitato a calpestare l’ordinamento giuridico danese. Che cosa avevano fatto di così grave i giudici di Copenaghen per meritarsi la rampogna di Strasburgo? Semplice: non avevano riconosciuto a una donna la maternità di due gemelli nati in Ucraina da madre surrogata. Solo il marito, padre biologico dei due prodotti da inseminazione artificiale, ha visto riconosciuta la sua patria potestas. Un manifesto crimine di lesa maestà diritto-umanista, non c’è che dire. Questo precedente, assai inquietante, farà giurisprudenza e manda a tutti noi il seguente messaggio: non ce ne frega nulla delle vostre leggi nazionali, in Europa la compravendita di bambini è perfettamente legale. Punto.
Per non farsi mancare nulla, inoltre, la Commissione Ue ci ha…